Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto frequente, che può essere controllato con i farmaci, ma che richiede contestualmente l’adozione di misure comportamentali.

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo estremamente diffuso:

  • nella sua forma occasionale, legata a pasti particolarmente pesanti o a situazioni di tensione e stress
  • nella forma cronica.

 

REFLUSSO: COME SI MANIFESTA

Si tratta di una condizione patologica in cui il moto del contenuto gastrico non avviene (come previsto dalla fisiologia) dalla bocca verso lo stomaco, ma al contrario (da qui il nome reflusso).

L’acido gastrico può risalire in due stati:

  • liquido, più facilmente riconoscibile e ricollegabile al problema di partenza da parte del paziente
  • gassoso, di cui il paziente si accorge meno facilmente.

La sintomatologia è varia e rappresentata da sintomi più o meno direttamente riconducibili al fatto che si tratti di un problema dello stomaco. Nel caso di bruciore e dolore retrosternale e difficoltà di digestione, la relazione è più semplicemente individuabile.

 

REFLUSSO E PERDITA DELLA VOCE

Esistono anche sintomi meno direttamente riconducibili al reflusso, come:

  • apnee notturne: i vapori acidi provenienti dallo stomaco, favoriti dalla posizione orizzontale, arrivano alla laringe, determinandone lo spasmo. Gonfiandosi, l’organo della fonazione chiude il passaggio all’aria, seppure per brevi istanti;
  • riniti croniche
  • raucedine
  • tosse: la risalita del contenuto acido dello stomaco in forma vaporizzata finisce nei bronchi, irritandoli e scatenando il riflesso della tosse che il reflusso gastroesofageo può dare;
  • asma: talvolta l’irritazione bronchiale può sfociare in crisi di asma, legata a spasmi della muscolatura liscia locale;
  • mal di gola: per irritazione diretta da parte dell’acido di provenienza gastrica.

In questi casi il paziente è più portato a pensare che si tratti di un disturbo otorinolaringoiatrico.

 

REFLUSSO O INFARTO?

Il dolore retrosternale, tuttavia, rappresenta un elemento di ambiguità. Qualche volta il paziente si allarma , spaventato che possa essere la manifestazione dell’infarto. Avete visto La Guerra dei Roses, il celebre film degli anni ’80 con Michael Douglas e Kathleen Turner? A volte il cinema può aiutare nella diagnosi differenziale…

Come la comunicazione aiuta, anche al cinema.

IL REFLUSSO E LE SUE CAUSE

L’elemento comune sembra essere un difetto morfologico della valvola situata fra esofago (il condotto che porta il cibo dalla gola allo stomaco) e lo stomaco stesso.

Quando si danneggia, perdendo tenuta, non può contenere ermeticamente il contenuto gastrico, che risale. Questo disturbo è definito ernia iatale.

Tuttavia, esistono anche casi di reflusso gastroesofageo senza ernia iatale.

La parete gastrica è fisiologicamente dotata di sistemi di protezione contro l’erosione indotta dagli acidi (che essa stessa produce). Ma la mucosa esofagea e quella del cavo orale non dispongono di meccanismi di neutralizzazione. Per questa ragione, quando il contenuto dello stomaco refluisce, irrita gli organi che incontra.

 

REFLUSSO E TUMORE DELL’ESOFAGO

Se lo stimolo irritante permane, la mucosa si infiamma: ecco spiegata l’origine dei sintomi.

L’infiammazione cronica dell’esofago (esofagite da reflusso) è una condizione che può predisporre all’insorgenza del tumore dell’esofago. Per questo la malattia da reflusso va tenuta sotto controllo.

 

REFLUSSO: QUALI FARMACI?

Nei casi particolarmente gravi, il gastroenterologo può decidere per l’intervento chirurgico correttivo del difetto valvolare. La chirurgia si effettua anche quando un paziente particolarmente giovane è fortemente penalizzato nella qualità della vita da un reflusso grave.

Normalmente si instaura la terapia farmacologica, anche discontinua e a dosi ridotte rispetto a patologie come l’ulcera gastroduodenale.

I farmaci normalmente prescritti per controllare il fenomeno del reflusso, modulano la produzione di acido da parte dello stomaco. Gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono medicinali piuttosto popolari, in virtù del grande numero di persone che soffre di reflusso e li assume. Sono nella top ten dei farmaci più venduti, sia in Italia che nel mondo.

Pantoprazolo, omeprazolo, lansoprazolo e i loro fratelli agiscono inibendo l’attività di produzione dell’acido nello stomaco. Sono sistemi presenti nella membrana cellulare delle cellule della parete dello stomaco (cellule parietali gastriche), che immettono ioni idrogeno H+ nella cavità dello stomaco. In questo modo acidificano il contenuto e promuovono la digestione.

 

SEGUIRE LA PRESCRIZIONE E’ SEMPRE UN’OTTIMA IDEA

Di recente, alcuni studi, hanno evidenziato il sospetto di una correlazione fra l’assunzione prolungata di PPI e l’insorgenza di sintomi rari ma gravi. Fra questi, l’aumento del rischio di frattura, la carenza grave di magnesio e, più di recente, l’insorgenza del tumore dello stomaco.

Si tratta però di effetti collaterali che si verificano in percentuali minime della vastissima popolazione a cui questi farmaci vengono somministrati. Inoltre, si tratta solo di una correlazione (ad oggi non è stata individuata una relazione causale). Occorre infatti contestualizzare questo ragionamento in un quadro di grandi, grandissimi numeri. L’abuso di prescrizione, a volte priva di fondamento scientifico, ha esteso l’assunzione dei PPI anche in conflitto con l’appropriatezza prescrittiva.

Nessun allarmismo ingiustificato. Ma è importante che questi farmaci siano assunti solo in caso di necessità e secondo le modalità specifiche indicate dal medico. Non si tratta di comuni antiacidi da assumere in occasione di un pasto pesante, è bene ricordarlo!

 

ATTENZIONE SE PRENDETE ANCHE ALTRI FARMACI

Un altro punto che vale la pena di ricordare è che i PPI cambiano il normale pH della mucosa gastrica (è quello che sono chiamati a fare, non un effetto collaterale).

L’assorbimento dei farmaci che assumiamo per bocca è influenzato dal pH dello stomaco, che può variarne la struttura chimica. Per questa ragione gli inibitori della pompa protonica possono creare interazioni con altri medicinali. Deve essere il medico a stabilire come gestire la politerapia. Fra i farmaci la cui efficacia può essere ridotta ci sono gli estroprogestinici: se assumete la pillola anticoncezionale e soffrite di reflusso, specificatelo sempre al vostro medico.

Leggi come vengono digeriti e assorbiti i farmaci che prendiamo per bocca.

Approfondimento: i farmaci possono essere mortali.

 

REFLUSSO: COSA MANGIARE

A valle della diagnosi di reflusso, la terapia farmacologica non è sufficiente a controllare la sintomatologia.

E’ bene assumere comportamenti virtuosi che, da un lato non agiscano stimolando la secrezione acida, e dall’altro prevengano la risalita del contenuto gastrico.

Ecco alcuni consigli:

  • non bevete molto a cena e prima di coricarvi: la presenza di grossi volumi liquidi nello stomaco facilita il reflusso una volta che si è distesi a letto
  • optate per cene leggere che non sottopongano lo stomaco ad un lavoro extra, attivando la secrezione acida più del dovuto
  • non abusate di caffè, tè, cioccolato, liquirizia, pomodoro, che sono fra i cibi che stimolano maggiormente lo stomaco nella produzione di acidi
  • fate attenzione all’alcol, che irrita la mucosa dello stomaco
  • non indossate cinture strette
  • controllate il peso.