Il piano di eradicazione di epatite C prevede di curare 80.000 pazienti all’anno per tre anni: innovazione sostenibile protagonista della pianificazione investimenti.

 

IL PIANO DI ERADICAZIONE DI EPATITE C

Il piano di eradicazione di epatite C voluto dall’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ed elaborato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) prevede la cura di 80.000 pazienti all’anno per tre anni.

Lo stanziamento, voluto dall’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, impegna una cifra pari a un miliardo e mezzo di euro globali.

Leggi anche l’approfondimento sulla trasmissione di epatite C.

Finora sono stati avviati 145.800 trattamenti (fonte: Aggiornamento Dati Registri AIFA), sulla base dei criteri stabiliti dalla vecchia contrattazione. La negoziazione era stata, a suo tempo, portata avanti dall’ex DG AIFA Luca Pani con l’azienda farmaceutica Gilead. E riguardava la fornitura dell’ormai celeberrimo Sovaldi, il farmaco che consente di guarire da epatite C.

 

L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE

In ragione dei costi estremamente onerosi per il Servizio Sanitario, hanno inizialmente avuto la possibilità di curarsi solo coloro con infezione ad uno stadio molto avanzato. Oggi l’obiettivo è quello di curare tutti i pazienti con epatite C cronica, anche quelli asintomatici.

Un obiettivo che presenta non poche fragilità, soprattutto territoriali, che stanno rallentando la tabella di marcia. Per raggiungerlo è indispensabile passare attraverso il setaccio (positivamente) selezionatore dell’innovazione sostenibile.

Leggi qui del commitment di Nicoletta Luppi, AD di MSD, nell’eradicazione di epatite C.

 

IL BUSINESS E L’ETICA

Lo sviluppo di medicinali alternativi rispetto ad Harvoni e Sovaldi e l’allargamento della cerchia delle aziende produttrici ha consentito l’instaurarsi di un regime di concorrenza più attiva.

Come evidenziato dal DG Melazzini le aziende farmaceutiche dovranno sempre di più prendere coscienza che:

I farmaci utilizzati per il trattamento di patologie quali epatite C afferiscono a questioni etiche e di salute pubblica che non possono essere secondarie rispetto alle logiche di business.

Il problema dell’accesso alle terapie è un problema mondiale, non solo italiano. Il prezzo dell’innovazione è elevato, questo lo sappiamo.

Ma l’innovazione non può essere appannaggio di pochi, il denaro non può diventare il criterio che stabilisce il diritto alle cure: da qui la necessità di perseguire un concetto di innovazione sostenibile.

 

AMPLIARE L’ACCESSO ALLE CURE

AIFA condivide questa filosofia e da tempo è impegnata nell’elaborazione di una strategia di cura di epatite C che soddisfi i principi di equità e sostenibilità. Per questo, proprio al fine di ampliare l’accesso alle terapie e contenere la spesa, sta anche appoggiando iniziative volte alla promozione dei farmaci generici.

I criteri di dispensazione del farmaco contro epatite C sono stati individuati dopo il dialogo con le società scientifiche. Nonché successivamente alla condivisione con la Commissione tecnico-scientifica (CTS) della stessa agenzia del farmaco.

Stabiliscono le categorie di pazienti che hanno priorità alla somministrazione del farmaco. Gradualmente, verranno trattati tutti i pazienti, rispettando via via i nuovi criteri previsti. I registri di monitoraggio implementati da AIFA tracciano la gestione della terapia dei singoli pazienti da parte dei centri prescrittori individuati dalle regioni. Con questo sistema l’agenzia del farmaco intende informare sui trattamenti con i farmaci antivirali di seconda generazione.

Trattiamo tutti. Oggi siamo chiamati a prendere in carico tutti coloro che hanno bisogno

Mario Melazzini

 

UN NUOVO PARADIGMA PER GLI INVESTIMENTI IN SANITA’

L’Epatite C ha cambiato radicalmente i paradigmi della programmazione degli investimenti in Sanità. A partire dalla dichiarazione dell’allora direttore del Dipartimento di Farmacologia dell’Istituto Superiore di Sanità Stefano Vella (e poi presidente AIFA):

La Salute delle Persone è sempre costo-efficace

La ricerca di una soluzione per l’eradicazione di questa patologia, ha portato alla definizione di protocolli di terapia innovativi, più coerenti con la modernità dei farmaci che devono essere gestiti.

Epatite C, nella sciagura che ha rappresentato per un numero troppo alto di Persone e per le loro famiglie, ha segnato un punto zero.

Oggi si considerano i risultati, per stabilire se vale la pena investire in un farmaco, per capire se quello stesso medicinale è davvero innovativo. Per discriminarlo dal gruppo di molecole semplicemente “nuove”, ma che non cambiano la storia delle malattie.

 

UNA SCIAGURA, MA ANCHE UN’OCCASIONE DI MIGLIORAMENTO

Se è possibile trovare il buono in una tragedia come quella rappresentata da una malattia mortale, allora possiamo dire che con Epatite C ci siamo riusciti. Anche se il buono è qui limitato, parziale e non certo esaustivo.