Il concetto di valore dell’innovazione è cambiato: i contenuti della comunicazione sull’innovazione devono recepire il nuovo paradigma.

L’Intelligenza Artificiale è una disciplina che si colloca nella ricca intersezione fra Scienza ed Ingegneria. Ma il suo interesse si estende alla Tecnologia e a discipline più facilmente declinabili come umanistiche, ad esempio la Filosofia. Sì, perché, prima di procedere disquisendo di se, come e perché eventualmente artificializzarla, occorre stabilire cosa intendiamo per Intelligenza.

 

CREAZIONE DI CONTENUTI E FORMAZIONE CONTINUA

Con un repertorio di informazioni in testa e l’obiettivo dare loro una struttura più definita ed interconnessa, ho partecipato a due eventi incentrati sul tema dell’innovazione in Sanità. Un workshop sul ruolo dell’Intelligenza Artificiale nell’industria farmaceutica della Scuola di Specializzazione in Farmacologia dell’Università degli Studi di Milano. E un meeting parte della kermesse più ampia di Think Milano IBM sul valore dell’innovazione in Sanità.

Per chi, come me, si occupa di creazione di contenuti, la formazione continua è obbligatoria. Devi sapere di cosa scrivi, parli, pensi.

Occasioni nelle quali molti dei concetti che prima vagavano per la mia testa precisi ma incompleti e isolati fra loro si sono finalmente allineati e strutturati in forma di ragionamenti di ampio respiro, grazie anche alla competenza degli speakers.

 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E NUOVI CONTENUTI WEB

Partiamo dal concetto di intelligenza. Che non è affatto statico e immutabile, ma è cambiato nel corso degli anni. Si è affinato, ha acquisito connotazioni sempre più sofisticate.

L’intelligenza artificiale oggi è in grado di soddisfare le necessità degli ambienti della ricerca e, a cascata, dell’industria e del privato cittadino.

La sua capacità di permeare la società è recepita a sufficienza della comunicazione? I nuovi contenuti digitali non strettamente specifici ne parlano con linguaggio sufficientemente divulgativo?

 

SISTEMI INTELLIGENTI: ANCHE QUI E’ QUESTIONE DI COMUNICAZIONE

Un agente è definito intelligente se:

  • percepisce l’ambiente in cui è collocato
  • processa i dati
  • interagisce con l’ambiente eseguendo il comando più corretto in funzione delle informazioni di cui il programmatore lo ha dotato.

Il sistema, in pratica:

  • esamina le diverse opzioni
  • decide cosa fare
  • comunica la propria scelta agli attuatori, che agiscono.

 

IL MACHINE LEARNING: BIG DATA E PRECISIONE DELLA PERFORMANCE

Per poter decidere secondo gli standard più opportuni, l’agente conserva memoria dei dati già percepiti e apprende automaticamente dalle esperienze che compie. Quindi migliora progressivamente le proprie performance, secondo un meccanismo definito machine learning.

[Il primo grazie, di vero cuore, lo porgo al professor Amigoni, del Politecnico di Milano]

E’ dunque possibile fornire alla macchina una casistica in modo da arricchire la statistica da cui essa attinge. Più folta è l’immissione di dati, migliore sarà la prestazione.

Allo stesso modo procede la comunicazione. Se usa le parole come strumento, i suoi riferimenti sono i dati. La sua stella polare è la verità scientifica. Quella testimoniata, racchiusa, fotografata nei dati.

Sono i contenuti basati sull’attenta lettura dei numeri, dei grafici e dei diagrammi quelli destinati alla migliore qualità dell’informazione web. Quelli che potremmo definire contenuti top.

 

APP MEDICHE E CREAZIONE DI CONTENUTI DIGITALI

Non di sola Intelligenza Artificiale vivrà il digitale. I contenuti da leggere, quelli per i quali vale la pena spendere qualche attimo in più, affrontano il tema innovazione con più ampio respiro.

In questo senso il secondo grazie va al professor Eugenio Santoro, speaker del workshop e direttore del Laboratorio di Informatica Medica del Mario Negri. Nella sua presentazione ho trovato il vero focus dell’importanza delle risorse digitali in healthcare.

Le istituzioni che si occupano di Salute Pubblica sono chiamate a gestire quantità imponenti di dati, provenienti da fonti diversificate e da impiegare per perseguire una ricca serie di obiettivi.

Ecco allora delinearsi il ruolo delle app mediche, nel supportare le istituzioni afferenti al Servizio Sanitario in:

  • implementazione delle campagne di prevenzione e diagnosi precoce
  • elaborazione dichat di supporto a operatori sanitari e pazienti
  • data management in Farmacovigilanza
  • ottimizzazione delle diverse fasi di ricerca e sviluppo di nuovi farmaci
  • potenziamento dell’aderenza terapeutica dei pazienti ai trattamenti prescritti.

E’ abbastanza, no?

Fin qui cosa fanno le app per noi. Ora resta da capire cosa possiamo fare noi per loro. La creazione di contenuti è fondamentale per lo sviluppo delle app. Maggiore è l’engagement del pubblico, maggiore sarà la loro capacità di diffondersi e di produrre un risultato.

Le giuste parole possono cambiare i comportamenti, la comunicazione opportuna può orientare in senso positivo le abitudini. Anche quelle dei pazienti.

I contenuti digitali per le app mediche, in questo senso, possono essere strategici per il raggiungimento degli obiettivi di Salute Pubblica.

Leggi cos’è l’aderenza terapeutica e perché è fondamentale per il successo della terapia.

 

DATA MANAGEMENT E COMUNICAZIONE DEI DATI NEI CONTENUTI WEB

La Medicina del futuro (più prossimo possibile) è quella che si pone l’obiettivo di fornire al singolo paziente una diagnosi precisa e prescrivergli una terapia personalizzata. Per questo si nutre di dati e si avvale di strumenti di Intelligenza Artificiale e machine learning che possano apprenderli e gestirli nella maniera migliore.

Ecco allora Watson Health, il diagnosta che fa invidia al dottor House, l’orgoglio di casa IBM, un investimento da 4 miliardi di dollari. Va da sé, la Salute è il più grande business al mondo, il settore in cui si investe di più e non abbiamo difficoltà a comprenderne le ragioni.

Watson è un prodigio di Scienza, Tecnologia e Filosofia. Trasforma informazioni in conoscenza, dà forma ai data science non strutturati (ovvero l’80% dei dati in circolazione). Comprende, ragiona, apprende.

Ma il vero valore aggiunto di Watson è il suo supporto all’uomo nella neutralizzazione dei bias, dei pregiudizi che penalizzano la lucidità del suo ragionamento.

Per una diagnosi più veloce e precisa, per una terapia mirata e anche per una comunicazione più lucida.

 

COMUNICARE VALORE NEI CONTENUTI DIGITALI

Dopo tutto abbiamo già valicato il confine, siamo in una nuova era. L’epatite C ha cambiato la teoria degli investimenti in Sanità e spostato gli equilibri dai silos al value based.

Leggi di come epatite C ha rivoluzionato gli investimenti in Sanità.

La questione legata ai prezzi esorbitanti dei farmaci innovativi, ha reso possibile (anche sulla base di concetti di necessità e virtù) la nascita di una nuova mentalità. Il nuovo paradigma è orientato verso l’analisi dell’outcome reale degli investimenti e, in questo senso, del monitoraggio post market di farmaci e dispositivi. Ecco perché è importante la creazione di contenuti che seguono il prodotto dopo la sua approvazione. Nel suo viaggio fra i consumatori.

Il content creator non è più solo interessato a scrivere della spesa specifica per quel tipo di patologia in relazione al numero delle guarigioni prodotte. Ma trasmette alla comunicazione il valore del risparmio consentito da quell’investimento.

Un esempio classico è rappresentato dagli oncologici innovativi. Abbiamo scritto tutti di quanto abbiano fatto esplodere la spesa farmaceutica. In pochi abbiamo veicolato contenuti espressivi dei risparmi effettivi ottenuti.

 

SPENDERE BENE, COMUNICARE MEGLIO

Chiarisce inequivocabilmente a ThinkMilano Rosanna Tarricone, professore associato di Analisi delle Politiche e Management Pubblico della Bocconi (il mio terzo, sentito, grazie).

Non possiamo ulteriormente ridurre la spesa sanitaria, possiamo spendere meglio.

E comunicare meglio: trasmettere in maniera ancora più efficace il valore delle nuove terapie, degli ingenti investimenti in Sanità. Come? Creando contenuti su come l’innovazione arriva ai pazienti.

In ambito healthcare si mettono a punto le technicalities che consentono di misurare la produzione di valore. Si studiano i parametri che mettono in relazione performance e valore. Gli stessi che vengono utilizzati per la pianificazione degli investimenti e l’aggiornamento dei Lea.

Riferimenti precisi, basati sui dati, per calcolare l’effettivo valore dell’innovazione, la reale remunerabilità di un investimento. Gli stessi criteri che ci devono guidare nella produzione di contenuti.

 

GLI OBIETTIVI DELLA COMUNICAZIONE: CONTENUTI E STORYTELLING

Come la mettiamo con Social Media, apps e wearables?

Al netto di tutte le critiche su etica, protezione, responsabilità, proprietà e qualità dei dati, sulle scarse evidenze scientifiche di efficacia sono il canale più immediato per arrivare al paziente.

Twitter e Facebook hanno ruoli precisi in healthcare:

  • nel recruiting dei pazienti da arruolare nei trials clinici
  • negli studi di epidemiologia 2.0
  • nelle analisi di Farmacovigilanza.

E’ chiaro che le competenze social testimoniano per una migliore performance nella content creation.

 

LA CREAZIONE DI CONTENUTI CREDIBILI COLTIVA LA FIDUCIA

Tutto molto bello. Tuttavia, sistemi come Watson funzionano al massimo delle loro potenzialità solo in un panorama di condivisione e flusso libero di informazioni. Condizione, questa, che richiede una buona dose di fiducia da parte del paziente.

Questi, infatti, si trova nella situazione di cedere informazioni personali per migliorare la vita della collettività. Capiamo bene allora che questa necessità è soddisfatta solo da un particolare allineamento congiunturale fra comunicazione e sicurezza.

Da un lato, il paziente deve poter trovare sicurezza e affidabilità nella gestione dei suoi dati. E qui, solo investimenti ingenti in cybersecurity possono consentire di raggiungere gli standard minimi accettabili.

Dall’altro, la comunicazione deve lavorare nella direzione di uno storytelling che ispiri fiducia nelle potenzialità dell’innovazione. Deve fare leva sulla possibilità di curare malattie oggi prive di soluzione. Di migliorare gli standard di vita dell’uomo in maniera significativa. 

 

I CONTENUTI HANNO BISOGNO DI ETICA

Il tema dell’etica, come area della Filosofia più strettamente interessata dall’Intelligenza Artificiale, è oggi molto dibattuto. La comunicazione si occupa estesamente del problema dell’occupazione e delle ripercussioni dell’innovazione sull’uomo.

Come la possibilità che la macchina commetta errori. Che compia scelte autonome non previste né desiderate. Così come la necessità di formare una generazione di new collars, professionalità con le competenze adatte per gestire la rivoluzione digitale. Ma anche la rivoluzione nella relazione medico-paziente, che verrà filtrata, perderà confidenzialità. E che certamente dovrà intercettare un nuovo equilibrio.

Tutto questo deve essere pazientemente, certosinamente recepito nei contenuti che ogni giorno affidiamo al web.