Nel 2015 la tubercolosi ha causato 1,8 milioni di morti: a spaventare sono le forme resistenti ai farmaci.

La tubercolosi è una malattia che appare a tutti noi superata. Un retaggio del lontano passato che fa la sua ricomparsa solo attraverso la letteratura. Ma il fascino evergreen del dottor Zivago immortalato nelle pagine di Pasternak, la sua morte da eroe decadente, non saranno un deterrente contro la paura, che, anzi, ci deve spingere ad alzare la guardia.

Sottovalutiamo il fatto che la tubercolosi sia una realtà assai più vicina di quanto crediamo. La tubercolosi è nella top ten delle cause di morte più diffuse al mondo: nel 2015 ha causato 1,8 milioni di morti. I farmaci che i medici hanno a disposizione per curare la forma “normale” di tubercolosi sono diversi e vengono classificati, secondo i criteri di priorità nella somministrazione, in farmaci di prima e seconda linea. I due più potenti sono isoniazide e rifampicina, molto attivi contro il micobatterio responsabile della malattia.

Negli anni, a causa dei trattamenti non conformi alle linee guida stabilite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si sono diffusi ceppi resistenti a più medicine fra quelle usate. Sono i responsabili della tubercolosi MDR (Multi Drugs Resistant), che resiste a isoniazide e rifampicina. L’ulteriore peggioramento della situazione in termini di riduzione della sensibilità ai farmaci ha portato alla comparsa di una forma ancora più letale la tubercolosi XDR, Extensively Drugs Resistant, resistente anche a ogni fluorochinolone e ad almeno uno dei tre dei farmaci iniettabili di seconda linea. Si stima, infatti, che attualmente, solo il 3% dei casi di tubercolosi sia trattato secondo i parametri fissati dalle organizzazioni sanitarie.

Al momento la XDR è rara, ma altamente letale: pensate che uccide una percentuale di pazienti compresa fra il 50 e l’80 di coloro che iniziano il trattamento.

A peggiorare la situazione, il fatto che si trasmette con facilità, attraverso colpi di tosse e starnuti, veicolata dalle goccine di saliva. Inutile sottolineare che gli ospedali sono i luoghi a maggiore rischio di diffusione. Fonti OMS dichiarano che il ceppo XDR è attualmente diffuso in 117 paesi. La situazione peggiore è quella del Sud Africa, dove anche l’AIDS è diffuso. La co-infezione XDR+HIV ha portato alla morte 52 su 53 pazienti colpiti.

Nel frattempo i ricercatori si sono attivati allo scopo di trovare una soluzione a questa emergenza. Uno studio effettuato in partnership fra l’Istituto di Biotecnologia di Madrid e l’Università del Sussex ha portato alla scoperta di un gene del micobatterio, che, se disattivato, renderebbe il microorganismo nuovamente sensibile alle medicine. Questa acquisizione potrebbe essere rilevante anche ai fini della lotta contro i cosiddetti MRSA, o superbatteri, i batteri resistenti agli antibiotici, attualmente la più pericolosa minaccia sanitaria mondiale.

La terapia delle forme resistenti di tubercolosi è estremamente costosa, richiede un tempo prolungato per potersi dire completa, impatta in maniera notevole sulla vita del paziente e comporta rischi per la sua stessa salute. Gli effetti collaterali legati all’assunzione dei farmaci per il trattamento di queste forme vanno dalla perdita dell’udito, alla psicosi, dalla depressione all’epatite o ai danni renali.

Se la terapia per paziente nella forma “normale” è pari a circa 18.000$, per i ceppi resistenti è pari a 494.000$, cui è necessario sommare la perdita di produttività per il periodo in cui il paziente è soggetto al trattamento.