In questi ultimi mesi siamo cresciuti, abbiamo maturato consapevolezza e senso di responsabilità verso concetti come la salute globale, che prima erano solo un tema astratto e lontano dalla nostra quotidianità.

Non da ieri, ma da tempo (anni, decenni) sentiamo parlare di cambiamenti climatici, deforestazione e rischio zoonosi. Solo che li abbiamo sempre creduti un pericolo distante.

Un allarme che avrebbe (forse) riguardato le generazioni future e incontrato una pronta soluzione prima di raggiungere livelli di guardia.

 

Salute globale e avvertimenti inascoltati: di chi è la responsabilità?

Poi è arrivato un virus, un microorganismo sulla cui esistenza qualcuno gioca ancora a dubitare.

In un batter di ciglia ha fatto il giro del mondo, mettendo a soqquadro intere famiglie, aziende, Governi. Distruggendo realtà avviate, radendo al suolo molti obiettivi economici e sociali messi a segno nel tempo con grandi sforzi.

Così, senza avvisare? No, di avvertimenti ce n’erano stati parecchi. Solo che faceva comodo non sentirli.

E non mi sto riferendo solo ai singoli individui, ma anche a chi aveva il dovere di tenere conto delle istanze della scienza non per amor di scienza ma per il bene della popolazione.

In questo concorso di colpe è giusto coinvolgere anche la comunicazione, che non ha spinto con adeguata efficacia su alcuni punti fondamentali di un’emergenza di salute globale che era già in corso, contribuendo a mantenere il pubblico poco informato su ciò che accadeva.

 

La prova dei fatti

Messi di fronte all’emergenza, abbiamo tirato fuori tante risorse, il meglio e, qualche volta, purtroppo anche il peggio.

Abbiamo affrontato una difficoltà estrema e ora siamo autorizzati a sentirci più forti, anche se queste non significa certo stare meglio.

Siamo cresciuti e non possiamo più guardare il mondo con lo sguardo disincantato dei bambini. Non possiamo fingere di non sapere, perché oggi tutti sappiamo.

Il mio parere, per quello che conta, è che i cittadini si siano resi conto del valore di certi segnali, cha abbiano capito che in certi casi può essere realmente devastante sottovalutarli. E che non possono più sentirsi estranei a determinati discorsi.

 

Comunicazione e salute globale

In tutto questo, qual è stato il ruolo della comunicazione?

Fra alti e bassi, esempi più virtuosi e performance da migliorare, ha svolto un ruolo strategico in questa evoluzione.
Nelle espressioni più professionali e rigorose ha spinto alla riflessione e fornito informazioni verificate. Negli aspetti più deludenti ha purtroppo alimentato spinte irrazionali.
Accanto all’esplosione di fake news, alle manifestazioni dell’infodemia si è presentata per molti la prima occasione di confronto con la scienza.

Individui che avevano sempre considerato i temi sanitari e ambientali solo da utenti, e non già da stakeholder, hanno avuto l’opportunità di individuare un aggancio e interessarsene in prima persona.

In alcuni casi, si è trattato di soggetti che non avevano mai avuto tempo di avvicinarsi a questi argomenti, in altri semplicemente non era mai sorto un effettiva curiosità.

 

La comunicazione può cambiare la realtà

Oggi siamo tutti chiamati a partecipare al tema della salute globale, alla sua tutela, all’estensione del suo accesso, ognuno nel proprio ruolo.

Ognuno di noi può scegliere da che parte stare, decidendo di quali strumenti avvalersi per formare la propria consapevolezza, per capire meglio come stanno le cose.
Fornendo queste risorse, la comunicazione può cambiare le cose. Ma la qualità e la dimensione del cambiamento dipendono da come viene realizzata.