Ne abbiamo sentito parlare tanto nelle ultime settimane, durante le quali il frenetico susseguirsi di notizie riguardanti la sicurezza dei vaccini ha fatto girare la testa anche ai più equilibrati. La farmacovigilanza è al centro dell’attenzione.

 

Prima della sua immissione in commercio un farmaco viene sottoposto a lunghe è complesse procedure di valutazione. Nel corso di questi test, la molecola candidata deve dimostrare di essere sicura ed efficace.

Complessivamente, la sostanza deve:
  • offrire più vantaggi che svantaggi: deve avere un rapporto benefici/rischi vantaggioso
  • i benefici che produce devono essere superiori a quelli generati dagli altri farmaci analoghi già autorizzati al commercio: ci deve essere una ragione per autorizzare un farmaco al commercio.
La prima fase della sperimentazione viene condotta in vitro (fase I) e nei modelli animali (fase II). Questo è il primo, timido approccio, con il quale viene sondata la sua possibile tossicità in sistemi verosimilmente rappresentativi dell’organismo umano.
Un importante supporto, in questo step precoce della valutazione, è rappresentato dalla simulazione digitale del comportamento della molecola. Per cercare di prevedere i possibili legami chimici che il composto tenderà a compiere in vivo (nella persona che lo assumerà), si usano programmi di drug modeling.

 

Il rischio zero non esiste: ecco perché la farmacovigilanza

Se il compound supera la fase I e la II, si procede con la sperimentazione clinica (il cosiddetto clinical trial, la fase III), durante la quale il candidato farmaco viene testato sull’uomo.
Il superamento con successo della fase III consente all’azienda che intende commercializzare il farmaco di sottoscrivere la relativa richiesta di autorizzazione all’ente regolatore preposto.
Poiché la valutazione si realizza in una popolazione relativamente limitata e selezionata di pazienti, le informazioni raccolte, pur essendo dettagliate e significative, non possono essere del tutto complete.

 

Il farmaco è un osservato speciale

Una volta raggiunto il mercato (market access), il farmaco rimane un osservato speciale per tutto il primo periodo, quello in cui, verosimilmente, compaiono eventuali rischi non emersi durante la sperimentazione clinica.
Questo è ciò che è successo con il vaccino AstraZeneca.
La popolazione cui è stato inoculato in fase sperimentale non poteva essere tanto estesa da lasciare emergere una reazione avversa rarissima come la trombosi dei seni venosi cerebrali.
Eventi di questo tipo possono manifestarsi solo nel mondo reale (real world), che è molto più eterogeneo e imprevedibile della popolazione selezionata in cui si muove la sperimentazione clinica.
I vaccini, come tutti i farmaci biologici e biosimilari, sono sorvegliati ancor più speciali. Vengono sottoposti ad un monitoraggio addizionale che prosegue fino a quando non vengono meno le ragioni per cui occorre tenere d’occhio il loro profilo di sicurezza.

 

Il rapporto benefici/rischi

Chi si occupa, dunque, della nostra sicurezza dopo l’immissione nel mercato?
La farmacovigilanza, che valuta il rapporto benefici/rischi del farmaco lungo tutto il periodo nel quale rimane in commercio.
La farmacovigilanza è l’insieme delle attività finalizzate all’identificazione, alla valutazione, alla comprensione e alla prevenzione delle reazioni avverse o di qualunque altro problema correlato all’uso dei farmaci.
Il suo scopo è assicurare che ogni farmaco sia utilizzato per indicazioni terapeutiche nelle quali il rapporto benefici/rischi è vantaggioso.
Per massimizzare gli standard di sicurezza, la normativa ha ampliato il concetto di reazione avversa, che oggi comprende tutti (ma proprio tutti) i casi di reazione nociva e indesiderata conseguente all’uso di un farmaco.
Si tratta di reazione avversa anche quando l’effetto negativo è dovuto a:
  • sovradosaggio (overdose): assunzione di un medicinale ad una dose superiore alla dose massima raccomandata (anziché una compressa di antidolorifico ne inghiotto due)
  • uso improprio (misuse): assunzione inappropriata ed intenzionale del medicinale (prendo un antinfiammatorio consigliato da un’amica sapendo che potrebbe non essere adatto a trattare il mio disturbo)
  • abuso: uso eccessivo intenzionale del medicinale, accompagnato da effetti nocivi (assumo una dose di antidolorifico superiore a quella massima raccomandata per ogni dose o per ogni giorno perché la dose raccomandata non fa più effetto)
  • uso per finalità mediche intenzionalmente diverso rispetto a quello per il quale il composto è stato approvato (un fenomeno definito uso off label): l’uso off label dei farmaci è diffuso nei bambini, perché, per diverse ragioni, sono pochi farmaci approvati nell’età pediatrica
  • errori medici: questo caso inquadra una cosiddetta patologia iatrogena
  • esposizione per ragioni professionali.

 

Siamo tutti coinvolti nella farmacovigilanza

La farmacovigilanza rientra fra i compiti delle istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali (europee e mondiali).

La nostra Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) è collegata a quella predisposta dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), che è collegata con quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

I professionisti a vario titolo impegnati nelle attività di sorveglianza dei farmaci attingono dati sulla loro sicurezza da varie fonti: studi clinici, letteratura scientifica e rapporti inviati dalle aziende farmaceutiche. Ma soprattutto ad alimentare la farmacovigilanza sono le segnalazioni spontanee di sospetta reazione avversa.

Il modulo per effettuare una segnalazione può essere scaricato dal sito dell’Agenzia del Farmaco, compilato e inviato da chiunque intenda comunicare un evento nocivo che si è verificato a seguito dell’assunzione di un medicinale.

Chiunque significa tutti noi: operatori sanitari, aziende farmaceutiche, enti regolatori e singoli cittadini.

Siccome naturale non significa necessariamente innocuo, esiste una sorveglianza anche per integratori alimentari, vitamine, probiotici, prodotti fitoterapici, medicinali omeopatici e preparazioni galeniche officinali o magistrali. Anche in caso di evento avverso a seguito all’assunzione di uno di questi prodotti, può essere effettuata una segnalazione.

 

Una comunicazione trasparente

I dati immessi nel network vengono gestiti e poi letti ed esaminati da un team di esperti dell’Agenzia Europea dei Medicinali, i membri del suo Comitato per la Valutazione dei Rischi in Farmacovigilanza (PRAC).

Periodicamente il PRAC si riunisce e valuta i casi che hanno manifestato criticità. Se dall’analisi emerge la necessità di un provvedimento restrittivo, il Comitato emette una raccomandazione.

EMA considera questa comunicazione e adotta, se lo ritiene opportuno, un provvedimento regolatorio: restrizione nelle indicazioni di approvazione, aggiornamento del foglio illustrativo, sospensione o ritiro del farmaco dal commercio.

I risultati del monitoraggio condotto in farmacovigilanza sono pubblici e consultabili nel portale di EMA. Questo aspetto rafforza l’idea di una comunicazione trasparente, che coinvolga tutti gli stakeholder in Sanità, inclusi i singoli cittadini, che usano i farmaci e che hanno il diritto/dovere di interessarsi alla loro sicurezza.