In agosto all’IRCCS San Raffaele di Milano è stata somministrata la prima terapia CAR-T ad un paziente affetto da linfoma follicolare. Il tutto è avvenuto nell’ambito di una sperimentazione sponsorizzata da Novartis. Alla guida del team Andrés Ferreri (responsabile dell’Unita Linfomi) e Fabio Ciceri (primario dell’Unità di Oncoematologia e Trapianto di midollo osseo).
Questo IRCCS è infatti centro di riferimento per la gestione di CAR-T nei pazienti affetti da questa patologia.

 

CAR-T E LE TERAPIE PER I LINFOMI

Il linfoma follicolare è un tumore del sangue che colpisce i linfociti, una categoria di cellule del sistema immunitario. La malattia può evolvere, ad un’analisi macroscopica, in tre modi diversi:

  1. in forma indolente: il linfoma non produce sintomi evidenti e il paziente non necessita di una terapia, ma di un semplice monitoraggio
  2. in forma attiva: quando invece i sintomi sono presenti, viene somministrata una terapia composta da un’associazione di farmaci. Il paziente riceve un anticorpo monoclonale (diretto esattamente contro il bersaglio tumorale) e un chemioterapico tradizionale
  3. il paziente non reagisce alla terapia oppure il linfoma ritorna a distanza di meno di due anni dalla guarigione (recidiva): in questi casi, la prognosi è infausta. Prima di CAR-T non esistevano alternative per questi pazienti, destinati a morte.

Oggi esiste una soluzione extra rispetto alle terapie già in uso: CAR-T.

 

CAR-T: COSA FA

CAR-T è l’acronimo di Chimeric Antigen Receptor T-cell. È una terapia che prevede:

  • il prelievo di cellule del sistema immunitario dal sangue del paziente, i linfociti T
  • l’ingegnerizzazione dei linfociti T
  • l’espressione da parte dei linfociti T di una particolare struttura chimica che le rende adatte a riconoscere le cellule tumorali. Nel caso del linfoma follicolare, le cellule T acquisiscono la capacità di legarsi al recettore CD-19 dei linfociti B presenti in questa malattia. Ecco spiegate cosa sono le CAR-T cells
  • i linfociti T esprimenti il recettore CD-19 vengono reinfusi nel paziente, allo scopo di potenziare le sue difese contro il cancro.

Dobbiamo immaginare CAR-T come un sistema che elabora le cellule così come si fa con le macchine per renderle più competitive e performanti.
Il nostro organismo, in particolare il sistema immunitario, dispone già di strumenti di protezione. Ma non sono abbastanza potenti: possiamo renderli più efficaci con quella che viene definita immunoncologia.

 

CAR-T: DOVE IN ITALIA

Ad oggi CAR-T viene utilizzato nei tumori del sangue (linfomi, leucemie) e in una tipologia piuttosto aggressiva di tumore cerebrale, il glioblastoma.
Si tratta di una terapia molto costosa e complessa da realizzare. L’Agenzia Italiana del Farmaco ne ha approvato la dispensazione la scorsa estate, dopo la decisione positiva di EMA. I sorprendenti successi ottenuti nelle sperimentazioni cliniche nelle quali questa terapia è stata testata hanno spinto ad accelerare le procedure regolatorie. Proprio per portare ai pazienti una soluzione estrema laddove non hanno un’alternativa.

Non si tratta di un trattamento di prima linea. CAR-T viene somministrato quando le terapie tradizionali non hanno funzionato.

 

CAR-T: GLI EFFETTI COLLATERALI

Il paziente sottoposto a terapia CAR-T per linfoma follicolare al San Raffaele ora sta bene. Non ha manifestato segni di reazioni avverse.

Ma non è sempre così: proprio per la loro potenza, queste terapie possono causare reazioni avverse anche gravi. La più rischiosa è la sindrome da rilascio di citochine.  Si tratta di un’evenienza molto pericolosa, che mette a rischio la vita del paziente e che rappresenta una delle criticità nella gestione di questo trattamento innovativo.