Le infezioni da streptococco uccidono un milione di bambini sotto i 5 anni di età ogni anno nei Paesi sviluppati, anche a causa delle resistenze batteriche.

Recentemente mi è stato commissionato un articolo su un particolare gruppo di infezioni streptococciche. Il focus doveva concentrarsi sulle infezioni da Streptococcus pneumoniae, batterio più comunemente noto come pneumococco. Questo microorganismo causa malattie soprattutto nei bambini e negli anziani, a causa della fragilità del loro sistema immunitario. Fra le patologie più diffuse, la meningite, la polmonite e l’otite media. La prima è un’infezione invasiva, la seconda non invasiva (ma può diventarlo se dissemina attraverso la circolazione sanguigna) e la terza non invasiva.

Resistenze batteriche? Me ne lavo le mani

 

COME SI CURANO LE INFEZIONI DA STREPTOCOCCO

Essendo di origine batterica, la terapia per le infezioni da streptococco è sostanzialmente quella antibiotica. Si aggiungono le terapie di supporto, gli analgesici o antipiretici.

A parte gli aspetti più inerenti i meccanismi patogenetici, mi interessava capire come e quanto l’antibiotico resistenza influenza l’efficacia delle molecole antibatteriche impiegate. Ho anche cercato dati che testimoniassero in maniera oggettiva le ricadute della vaccinazione antipneumococco sulla antibiotico resistenza.

Non si tratta di sofismi da narratore certosino. Si stima (fonte CDC) che negli Stati Uniti siano circa 7 milioni i casi annui di otite media da Streptococcus Pneumoniae. La prescrizione antibiotica, oggi soggetta a valutazioni più accurate, è stata in passato abusata in queste situazioni. E ha contribuito in maniera non indifferente al diffondersi delle resistenze batteriche.

 

PNEUMOCOCCO E RESISTENZE BATTERICHE 

Complessivamente lo pneumococco uccide un milione di bambini l’anno nei Paesi sviluppati, anche a causa delle resistenze batteriche. E questo è un dato che non possiamo sottovalutare.

La vaccinazione antipneumocco in USA ha abbattuto (dal 1994 al 2002) del 57% l’incidenza delle malattie invasive da pneumococco.

 

IMMUNITA’ DI GREGGE: MENO MALATI, MENO BATTERI CIRCOLANTI

Ebbene, la riduzione del numero dei casi riguarda anche infezioni normalmente coinvolte nei fenomeni di resistenza. Non solo: anche la popolazione non immunizzata ha beneficiato delle ricadute positive della vaccinazione. E’ il fenomeno dell’immunità di gregge: meno malati significa anche meno batteri in circolazione.

La terapia delle infezioni da pneumococco richiede la somministrazione di diverse classi di antibiotico: penicillina, associazione di amoxicillina e acido clavulanico, macrolidi (come l’eritromicina), cefalosporine di terza generazione. In particolare, i macrolidi sono fra gli antibiotici più penalizzati dalle resistenze, anche in Italia. Nel nostro Paese, purtroppo, sono anche le molecole coinvolte nella terapia del sierotipo più diffuso.

 

IL BICCHIERE E’ MEZZO VUOTO (O MEZZO PIENO?)

Ora una notizia cattiva ed una buona (a patto che abbia un senso assegnare alle news questi aggettivi qualificativi…).

Cominciamo da quella meno piacevole (così poi si può solo migliorare). E’ vero che la vaccinazione ha migliorato i parametri della antibiotico resistenza. Ma il problema si pone con i sierotipi non vaccinali, ossia i ceppi che non rientrano nella composizione del vaccino. A questo proposito il documento Sierotipi e Resistenze agli antibiotici in Streptococcus pneumoniae prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità, riporta dati molto interessanti.

Stanno aumentando le resistenze batteriche fra i ceppi non contenuti nel vaccino per pneumococco. Fra il 1997 ed il 2000 a Napoli sono stati registrati tre casi di meningite da Streptococcus pneumoniae sierotipo 24F. Il sierotipo 24F non è ricompreso nel vaccino. Nel caso dei tre pazienti di Napoli si trattava di batterio multi resistente (a penicillina, eritromicina, clindamicina e tetracicline).

Se è vero che attualmente i sierotipi più resistenti sono coperti dalla vaccinazione, sembra che la tendenza non sia costante, ma sia destinata a subire un’inversione. Se questa ipotesi venisse confermata, significherebbe che potrebbero in futuro essere proprio i sierotipi non vaccinabili a diventare resistenti.

Una punta di ottimismo sul fronte pneumococco resistente alla penicillina, invece. La buona notizia è che i dati recenti mostrano un netto miglioramento delle resistenze nei confronti della penicillina, praticamente dimezzate.

Anche questo risultato è legato alla diffusione della vaccinazione, soprattutto nella popolazione pediatrica.

 

VACCINO ANTIPNEUMOCOCCO: CHI DEVE FARLO

Il Piano Nazionale per Prevenzione e i Vaccini (PNPV) prevede la somministrazione della vaccinazione anti pneumococco ai bambini e agli anziani al di sopra dei 65 anni di età.

Quante dosi comprende il vaccino anti pneumococco? I piccoli devono ricevere la prima dose a 3 mesi di vita, la seconda a 5 e la terza a 11.