Si parla tanto di Disturbi del Comportamento Alimentare, ma qual è il ruolo del cibo nella nostra vita?

Una mera fonte di mattoncini per la costruzione di tessuti e organi?

Direi di no, a giudicare dall’aurea di emotività che lo circonda. Sono certa che ognuno di noi, alla domanda Cosa rappresenta per te il cibo? darebbe una risposta più articolata…

Ci ho riflettuto di recente, scrivendo diversi articoli, ognuno con un taglio differente, per diversi siti web, nei quali ho preso in esame la questione sotto più punti di vista. In tutte queste trattazioni, ognuna destinata ad una specifica audience, ho analizzato alcuni degli aspetti patologici del nostro rapporto con l’alimentazione.

Disturbi del Comportamento Alimentare: inappetenza non è anoressia

Un primo aspetto legato all’alimentazione è quello dell’appetito, in sé.

Come ho scritto nel pezzo realizzato per MBenessere Inappetenza, cos’è e quali sono le sue cause la mancanza di appetito viene definita inappetenza.

Malgrado sul piano etimologico, il termine anoressia, derivando dal greco ἀνορεξία (che significa senza appetito) abbia lo stesso significato, le due espressioni vengono impiegate con riferimento a due condizioni completamente diverse.

Per rimarcare meglio questo concetto, il sostantivo anoressia viene sempre accompagnato dall’aggettivo nervosa. Si parla di anoressia nervosa, perché la semplice anoressia potrebbe essere confusa con la mancanza di appetito.

Cos’è l’inappetenza

Di fatto, l’inappetenza rappresenta una condizione fisica che può essere generata da più cause, inclusi:

  • gli stati di indebolimento provocati da malattie: infezioni, tumori
  • trattamenti medici: grossi interventi chirurgici, chemioterapia del cancro
  • terapie farmacologiche: medicinali come il topiramato, impiegato per la terapia dell’epilessia.

Potremmo dire che il punto di vista dell’inappetenza è quello della pura visione biochimica del cibo. Ci nutriamo, ingerendo principi nutritivi più o meno essenziali alla costruzione di tessuti e organi.

Interessante, ma un po’ limitata.

La terapia dell’inappetenza dipende dalla causa che l’ha provocata. Si tratta, inoltre, di una condizione che in genere migliora quando si risolve il problema di base.

Cosa rappresenta per noi il cibo?

Se vi ponessi questa domanda, quanti di voi effettivamente mi risponderebbero che rappresenta un combustibile necessario alla realizzazione delle reazioni metaboliche?

A intuito, direi pochi, molto pochi.

Sarebbe più facile ricevere risposte meno precise sotto il profilo biochimico e più orientate a recepire componenti (ancora) più complesse dell’essere umano.

Per alcuni di noi il cibo è calore, per altri sentimento. Per altri ancora è l’infanzia, la mamma davanti ai fornelli, la famiglia riunita al tavolo. Difficile che torni alla mente l’immagine di una circostanza felice a casa che non sia passata attraverso una convivialità vissuta fino in fondo.

Ma il cibo può rappresentare professione. Lo è per gli chef, per i food blogger e per tutti coloro che operano nella filiera agroalimentare.

In questo caso è quasi sempre anche associato ad una certa passione. Oppure divertimento: pensiamo al buonumore che suscita una tavola ben apparecchiata, un pasto ricco compagnia.

Il cibo è molto di più: per questo esistono i Disturbi del Comportamento Alimentare

Associamo alle pietanze che prepariamo e gustiamo molto più di un valore nutritivo. Significati che vanno oltre l’assunzione dei nutrienti e che hanno a che vedere con i sentimenti, le emozioni, l’anima.

Ecco perché sono così tante e gravi le patologie psichiatriche che hanno a che vedere con l’alimentazione. A cominciare dai Disturbi del Comportamento Alimentare.

In più occasioni mi sono occupata di anoressia nervosa, bulimia nervosa e Binge Eating Disorder, i più diffusi e conosciuti DCA.

Per Medora Magazine ho intervistato una ragazza che ha vissuto l’anoressia nervosa. L’articolo è intitolato Avevo paura di non essere all’altezza del mondo: Martina mi ha raccontato l’inferno della sua malattia, la sofferenza che ha prostrato lei e la sua famiglia. Mi ha descritto le sue sensazioni, i sintomi del disturbo.

Ha ripercorso con me le tappe di una escalation di manifestazioni anomale: sentiva la pressione alla perfezione e temeva di non essere in grado di soddisfare le aspettative. E ha cominciato a incanalare tutte le sue insoddisfazioni nel suo rapporto con il cibo. Da qui all’insorgenza dei DCA i passi non sono stati numerosi, perché in lei si era già creato uno stato d’animo, un’inquietudine che hanno preparato il terreno per il loro sviluppo.

Possiamo riconoscere i segnali dei DCA?

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono subdoli, si mascherano da malattia fisica, da capriccio, da temperamento alternativo…

I genitori vedono il proprio figlio che non mangia, mangia poco, salta i pasti e sono portati a pensare che si tratti di inappetenza, appunto. Ma poi mettono insieme tutte le tessere del mosaico e la figura che appare è molto diversa, è un mostro.

Ne parlo nel pezzo scritto per Dove E come Mi Curo Disturbi del Comportamento Alimentare: cosa significa e chi colpisce. Un articolo nel quale descrivo, sulla base dei riscontri e delle osservazioni dei neuropsichiatri, i comportamenti assunti dalle persone con anoressia nervosa, bulimia nervosa, Binge Eating Disorder.

La dispercezione corporea

Racconto del loro atteggiamento sempre molto misurato, mediato, volto a non far percepire l’uragano che dentro di loro sta spazzando via ogni certezza, ogni fiducia nelle loro possibilità. Di come non amino mangiare in compagnia e, quindi, di come rifiutino proprio uno degli aspetti che rende la convivialità così piacevole.

Di come si pesino prima e dopo il pasto, sempre di nascosto o attribuendo la curiosa abitudine ad un desiderio di miglioramento della forma fisica. Sarà un caso, ma la doppia pesata è quella cui ci sottoponevano le nostre mamme durante l’allattamento, preoccupate che avessimo succhiato troppo poco latte…

Di come abbiano in odio il sovrappeso, di come perdano completamente, drammaticamente la capacità di vedersi per quello che realmente sono. Un aspetto, quello della dispercezione corporea, che sembra essere al centro dei tentativi di interpretazione dei Disturbi del Comportamento Alimentare.

I  DCA parlano il linguaggio dei simboli. Con l’aiuto degli psicoterapeuti, degli altri professionisti impegnati nel difficile compito di diagnosticarli e curarli, dei ragazzi che ne soffrono e dei loro genitori proviamo a interpretarli.