La figura del farmacista è centrale anche nella raccolta di evidenze cliniche che supportano le policy sanitarie del Paese. Il contatto diretto che i farmacisti, sia clinici che di comunità, con i cittadini permette di descrivere un quadro dettagliato dello scenario di molti disturbi di grande impatto sociale.
Il secondo punto interessante che tengo a sottolineare in questo articolo riguarda invece la pandemia. La generazione di dati da parte di questa sciagurata ondata virale sembra essere davvero infinita.
Se per la maggior parte si tratta di conseguenze dell’impatto del virus sulla popolazione, dall’altro la lettura di questi dati real world ci consente di comprendere meglio malattie già esistenti e diffuse.
In particolare, un articolo pubblicato sulla rivista High Blood Pressure and Cardiovascular Prevention mostra una lettura aggiornata del rischio cardiovascolare da ipertensione arteriosa che sembra offerta dalla pandemia.
Lo studio SAVE YOUR HEART, condotto da un gruppo di farmacie aderenti a SIFAC (Società Italiana di Farmacia Clinica) ha messo in evidenza che, con l’applicazione dei parametri aggiornati previsti dalle nuove Linee Guida Europee per la valutazione del rischio cardiovascolare fatale e non fatale, la quota di soggetti ad alto o altissimo rischio è passata dal 48,7 al 77,1%.
Dalla ricerca emergono anche dati preoccupanti sul controllo dei valori pressori nelle persone (prevalentemente uomini) già in terapia antipertensiva.
L’ipertensione arteriosa è una patologia che risente moltissimo dell’aderenza alla terapia e, anche da questo punto di vista, il ruolo di monitoraggio e educazione del pubblico della farmacia è strategico.