Cosa ha a che fare la locandina di una serie televisiva di successo con temi nobili come l’etica della cura?

Molto, se il programma è quello giusto.

La qualità delle serie televisive, la vivacità dei dialoghi, la ricchezza delle sceneggiature sono elementi che contribuiscono ad attirare spettatori.

Ma quando i temi trattati intercettano così precisamente le questioni all’ordine del giorno anche nei dibattiti interni dei singoli Paesi e generali dell’Unione Europea, come lo è l’etica della cura anche nel suo rapporto con l’intelligenza artificiale, allora è proprio impossibile non guardarle.

Etica della cura: tutto parte dalla paura

L’indice della paura è una serie Sky tratta dal libro The Fear Index (dello scrittore britannico Robert Harris), che ha per protagonista un ex scienziato del CERN interpretato da Josh Hartnett.

Max Hoffmann, questo il suo nome, ha alle spalle un passato difficile, dal quale si è in parte riscattato arricchendosi con una sua invenzione dileggiata in quel di Ginevra .

Il tema trattato è quello dell’Intelligenza Artificiale, nelle sue straordinarie potenzialità e nei suoi rischi più agghiaccianti. Il peggiore, almeno nell’immaginario collettivo? La temuta possibilità che prenda il controllo sull’uomo, che assuma il comando della situazione e causi danni irreparabili.

Esiste un’intelligenza artificiale senza rischi?

Hoffmann ha progettato e realizzato un enorme supercalcolatore in grado di prevedere i comportamenti umani, basato su un unico indice: la paura.

La paura, sostiene il protagonista, è il driver di ogni nostra scelta commerciale.

Quali beni acquisteranno le persone, per quali servizi saranno disposte a pagare? Ce lo dice l’algoritmo che misura l’indice della paura.

Se questa è la premessa teorica lineare, le cose nella pratica non vanno proprio come previsto (come dire…peggio). Ma non voglio rovinare lo spettacolo a chi non ha ancora visto la serie rivelando di più…

Il punto centrale della questione è: possiamo pensare di gestire strumenti sofisticati e potenti come l’intelligenza artificiale sfruttandone le potenzialità senza correre rischi?

Etica e intelligenza artificiale: la normativa

Ad oggi non esiste una normativa che codifichi gli aspetti etici dell’intelligenza artificiale.

A livello globale, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è espressa nel 2017 con una Risoluzione che definisce gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, per il raggiungimento dei quali scienza e innovazione tecnologica vengono considerate strumenti indispensabili.

L’UE ha poi formulato nel 2021 una proposta di Regolamento Europeo, l’EU Artificial Intelligence Act basata su un approccio proporzionato risk-based.

In sostanza, il documento dice che il criterio di riferimento per stabilire quali progetti, iniziative, piani di intelligenza artificiale adottare sarebbe il rischio. Se approvato, questo Regolamento sarebbe vincolante per tutti i Paesi europei.

Esiste, poi, una Raccomandazione UNESCO sull’Etica dell’Intelligenza Artificiale, approvata lo scorso novembre, ma non vincolante.

Etica della cura: esiste il rischio zero?

Cosa hanno in comune questi provvedimenti?

Sono tutti incentrati sul concetto di rischio. Si dibatte sulle metodologie di valutazione del rischio, sul confronto con rischi derivanti da altre attività, sul livello di accettabilità del rischio che dovremmo adottare…

Questo ci fa capire in primis quanto ancora la tecnologia prodotta dall’uomo terrorizzi in prima persona proprio lui.

E stimola una riflessione che vorrei condividere con voi. Per tornare ai temi sanitari a me cari, all’etica della cura, tutto ciò dimostra ancora una volta come non esistano scelte prive di rischi.

La cura è il risultato di una serie di decisioni. Curare un paziente equivale ad operare un bilancio continuo fra benefici e rischi, in un equilibrio fragilissimo che tende a massimizzare i primi e minimizzare i secondi, senza poterli mai eliminare del tutto.

(Photo credits: Movieplayer)