La crisi che stiamo vivendo ha fatto emergere con prepotenza tutti i tranelli che la mente è in grado di giocarci.

Di fronte alle difficoltà, l’uomo tende a chiudersi, a rifugiarsi nel suo angolo di certezze.
È un meccanismo di difesa che non deve essere colpevolizzato. Ha, infatti, una funzione evoluzionistica ben precisa: quella di metterci al riparo da possibili rischi.

Ma l’evoluzione ha garantito all’uomo strumenti molto più raffinati di questo.

 

IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA IN TEMPI DI CRISI

In presenza di una situazione potenzialmente minacciosa, alziamo steccati. Cerchiamo gli amici, sfoggiamo luoghi comuni e sviluppiamo una tendenza spiccata all’opposizione verso qualsiasi forma di cambiamento.

Sì, perché diciamo di volere il cambiamento, ma quando arriva veramente…

È quello che sta accadendo di questi tempi.

Diciamocelo, non è cosa da tutti reagire con prontezza e sprezzo del pericolo di fronte ad una pandemia.

Mentre è comprensibile che ci siano stati tentennamenti, accettabili in una fase iniziale, è sempre più limitante la situazione di stallo che si è creata.

Il ruolo che la comunicazione scientifica può svolgere, in un contesto come questo, non è trascurabile.

 

LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA E IL POTERE DELLA PAROLA

Il potere della parola è enorme.

Presentando la stessa situazione con linguaggi diversi si possono raggiungere obiettivi molto distanti fra loro. Oppure non raggiungerne neppure uno.

Chi legge i giornali, segue i servizi televisivi, ascolta i commenti giornalistici e politici non può fare a meno di osservare il grande margine di miglioramento della comunicazione sui vaccini.

Si tende a fare leva sul senso di responsabilità del singolo individuo.
Una strategia che oggi, proprio per le ragioni dette sopra, è destinata ad incontrare molte resistenze nella popolazione.

E si sottovalutano molti altri aspetti sui quali, oltretutto, sarebbe molto più semplice puntare.

Come il vantaggio che ognuno di noi potrebbe ottenere in termini di ripresa della socialità, seppure non contestuale alla vaccinazione, di interazioni professionali più efficaci.

 

LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA NON DEVE CONVINCERE A TUTTI I COSTI

Il vaccino si promuove da sé. Bisogna avere la forza di resistere alla tentazione di promuoverlo a tutti i costi. Di convincere tutti. Di portare fino all’ultimo cittadino ad abbracciare il vaccinismo sfrenato.

È uno strumento straordinario, perché unisce il beneficio individuale con quello collettivo. Non chiede a nessuno di sacrificarsi. Sacrificio è una parola che si sente ripetere con impressionante frequenza, con conseguenze deleterie sull’opinione pubblica.

Pensiamo a quanto può essere disturbante per la popolazione sentirsi chiedere l’ennesimo sacrificio in un momento come questo. Peraltro quando non si tratta affatto di un sacrificio, ma di un enorme regalo. Solo pensando a tutto ciò possiamo capire che questa strategia di comunicazione rischia di scatenare non già la volontà di sottoporsi alla vaccinazione. Ma un’opposizione polemica.

 

QUANDO È NECESSARIO CAMBIARE PROSPETTIVA

C’è poi un altro punto su cui occorrerebbe riflettere.

Una campagna vaccinale di queste dimensioni non può non ammettere rallentamenti e imprevisti. Ma le modifiche al piano vaccinale stanno comprensibilmente offrendo spunti di irritazione fra i cittadini.

Questa reazione ha due interpretazioni.

La prima è che le persone sono globalmente più preoccupate per la indisponibilità del vaccino che non per la necessità di sottoporsi all’inoculo.

La seconda è che forse sarebbe più utile dimenticare l’obiettivo di convincere tutti e concentrarsi sull’offerta di informazioni  fruibili per la popolazione.