I Diari di Alastair Campbell sono l’architettura della comunicazione, le finissime linee che le garantiscono un’identità ben delineata, un modello di etica ed opportunità nel contesto di un pubblico sempre più esigente.

Una delle scuole di formazione più determinanti ed efficaci cui io abbia avuto accesso è la serie di Diari di un personaggio poco conosciuto in Italia, ma molto noto nel Regno Unito. Uno dei maggiori esperti di comunicazione, che ha guidato il premier britannico Tony Blair nei suoi anni al Governo.

Lui è Alastair Campbell, lo spin doctor per eccellenza. Anni di campagne elettorali e gestione delle relazioni con la stampa e con i big della politica mondiale. Il portavoce che tutti i leader vorrebbero avere. Campbell ha scritto i Diari del periodo in cui ha lavorato per Tony Blair. Volumi di comunicazione politica, di visione da dentro. Di meccanismi dipanati ma nello stesso tempo protetti, non spogliati della loro patina di privacy. Un concetto, quest’ultimo, particolarmente caro ai sudditi di sua Maestà.

 

COMUNICAZIONE E DECISION MAKING

I libri di Campbell non svelano i misteri dei tre mandati del premier Blair. Ciò che vorremmo sapere sulla Guerra in Iraq o sugli equilibri internazionali di un primo ministro molto abile nelle relazioni interpersonali. Non svela più di quanto già non avessimo conosciuto a mezzo stampa. Rende evidenti i meccanismi che sottendono al decision making di un ufficio stampa di quelle dimensioni ed importanza.

Un po’ come avviene per un disegno tecnico sofisticato in cui, senza un occhio allenato, noi siamo in grado si percepire solo le linee più pesanti, quelle della rappresentazione definitiva. Campbell dà corpo all’intelaiatura, alla fitta ragnatela di linee di costruzione, senza le quali il disegno definitivo non sarebbe mai stato possibile.

 

UNA FORMA DI STORYTELLING AZIENDALE

Da The Irish Diaries, lo storytelling della costruzione del difficile accordo con l’Irlanda del Nord, a The Burden of Power, uno squarcio drammatico sulle pesanti responsabilità che il potere comporta. All’epoca li ho letti con l’avidità di chi vuole capire certi meccanismi andando direttamente al loro snodo cruciale. Comprendere come funziona la comunicazione. Come si decide cosa trasmettere e come farlo.

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Per quanto sdoganata, l’espressione spin doctor rivela il pensiero non certo edificante di molti sull’attività di chi gestisce l’immagine di un personaggio politico. Sostanzialmente nel pregiudizio diffuso si affida questo compito ad un mistificatore della realtà che mira ad ottenere il consenso per il suo committente.

Ma i tempi (e le cronache) ci insegnano che il successo di chi agisce con queste modalità è destinato a durare poco.

 

QUALE COMUNICAZIONE PER UN PUBBLICO SEMPRE PIU’ ATTENTO?

Il pubblico, attraverso i social media può seguire in tempo reale e 24/7 l’attività di un politico e del suo staff di comunicazione. E’in grado di monitorare eventi e discorsi, tenere il passo con spostamenti e dichiarazioni. Di seguire l’evoluzione del percorso professionale di un esponente della politica, farsi un’idea sulle sue qualità.

Chi vuole restare sulla scena, sa di dover convincere, portando elementi di innovazione (più che di novità) e affidandosi a competenze personali di valore riconosciuto.

Non si tratta di alterare la realtà per ottenere l’approvazione del pubblico, ma di capire come comunicarla. Comprendere quale tipologia di comunicazione sia più efficace, il linguaggio più corretto per trasmettere il proprio messaggio. Per arrivare alle persone e suscitare in esse quell’emozione che le spinge ad affidare la propria preferenza. A delegare decisioni importanti, impattanti sul presente e sul futuro.

 

NON C’E’ COMUNICAZIONE SENZA INTERAZIONE

Ascoltare i propri interactors ed essere disposti a riorientare il proprio progetto se la direzione è sbagliata è una conditio sine qua non per sopravvivere professionalmente. Non c’è comunicazione senza interazione.

Scegliere come comunicare la propria immagine, la propria professionalità significa svelare il proprio progetto. Condividerlo, rendere il pubblico partecipe del proprio work in progress. Non in quanto formalità da espletare ma come compartecipazione nel percorso verso iniziative e risultati in ultima analisi comuni.

 

CONSAPEVOLE, MODERATA, EQUILIBRATA: LA COMUNICAZIONE NECESSARIA

Tirare in ballo Alastair Campbell non è solo una forma di esercizio di comunicazione politica, materia di cui peraltro non mi occupo. E’ un espediente utile per riflettere su senso, etica e opportunità della comunicazione in un contesto di pubblico sempre più esigente.

I Diari di Campbell sono paradigmatici per la comunicazione in senso assoluto, proprio perché di essa sono lo scheletro portante, l’architettura. Le finissime linee che la sorreggono e ne determinano i lineamenti finali.

La loro analisi permette di comprendere il backstage delle strategie di comunicazione. Le percentuali della sinergia fra sapiente utilizzo dell’oggettività ed attento ascolto dell’emotività.

Solo attraverso un cocktail equilibrato di preparazione, competenza e professionalità la comunicazione può muoversi in equilibrio. Procedere consapevole nei vicoli bui della crisi aziendale nella comunicazione d’impresa, sugli scoscesi pendii dei vertiginosi cambiamenti dei nostri tempi. Avanzare felpata, rispondendo a critiche ed entusiasmi con la moderazione vincente dei risultati.

(Photo credits: The Irish Times)