Farmaci mortali: se non vengono assunti correttamente, possono penalizzare il successo della terapia o addirittura uccidere.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla chiaro. In Europa ogni anno muoiono 195.000 persone per errori connessi all’assunzione dei farmaci.

Per alcune categorie di medicinali, la confusione (che si verifica a vario titolo) nel prendere i medicinali può riguardare il 50% delle somministrazioni. Vale a dire un farmaco su due.

Il costo di questi errori è altissimo, anche in termini economici, per il servizio sanitario. Si parla di qualcosa come 125 miliardi di euro.

 

FARMACI MORTALI: IL REPORT DI CITTADINANZATTIVA

Cittadinanzattiva è un’organizzazione a tutela dei diritti, per la cura dei beni comuni ed il sostegno alle persone in condizioni di debolezza. Nel luglio del 2018 ha presentato un report dettagliato in cui fa luce su questo aspetto oscuro e preoccupante della Sanità. Il documento propone anche soluzioni per migliorare l’aderenza terapeutica.

Il fatto che non venga seguita la prescrizione medica, che si prenda una doppia dose oppure che ci si dimentichi completamente di assumere un farmaco, può sembrare un dettaglio. Tuttavia, e lo capiamo bene attraverso i numeri, l’aderenza terapeutica può fare la differenza fra la vita e la morte. Fra la guarigione del paziente e l’insuccesso della terapia.

Politerapia, ovvero: anche in Farmacologia less is more…: leggi qui.

 

QUANDO ASSUMERE FARMACI (E COME)

Fino a qualche anno fa, per dimensionare l’aderenza terapeutica si ricorreva al concetto di compliance. La compliance è definita come l’adesione alle prescrizioni mediche.

Il paziente era storicamente inquadrato secondo una visione più passiva: il medico prescrive, il paziente esegue. Senza fare domande, senza porsi interrogativi.

Leggi come la figura del paziente si è spostata al centro del processo di cura.

Ma i tempi sono cambiati. Il nuovo framework riconosce un valore all’empowerment del paziente, che deve essere responsabilizzato nei confronti del suo processo di cura. Secondo gli atti del meeting dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del giugno 2011:

L’adesione a qualsiasi regime di trattamento richiede l’intervento del medico, di seguirne le prescrizioni, di assumere i farmaci in maniera corretta, di vaccinarsi, di recarsi regolarmente alle visite di controllo e modificare le proprie abitudini di vita per quel che riguarda l’igiene personale, la gestione autonoma di malattie come asma e diabete, il fumo, la contraccezione, i comportamenti sessuali a rischio, la dieta scorretta e la scarsa attività fisica,esempi questi di comportamenti che possono qualificarsi più o meno terapeutici.

 

FARMACI MORTALI: GLI ANZIANI SONO PIU’ A RISCHIO

La diagnosi di una malattia cronica, l’età che avanza e intacca gli equilibri fisiologici. Sono tutti fattori che rendono talvolta necessaria la prescrizione di più farmaci. Medicinali che possono avere interazioni fra loro: potenziarsi, neutralizzarsi o addirittura causare un effetto diverso rispetto a quello desiderato.

Nel primo caso si corre il rischio di un sovradosaggio, circostanza che può diventare fatale. Nel secondo, il pericolo è che il paziente perda il supporto farmacologico: prende la medicina ma è come se non lo facesse.

Nell’ultimo caso si possono avere effetti farmacologici imprevedibili.

La politerapia raddoppia il rischio di patologie iatrogene, ossia conseguenti alla terapia stessa.

Esistono, poi, farmaci connessi ad un maggior numero di effetti collaterali e per i quali deve essere osservata una maggiore precisione nei dosaggi. E’ il caso degli anticoagulanti e dei derivati della digitale usati nel trattamento dello scompenso cardiaco congestizio. Queste medicine necessitano di attenzione supplementari.

E’ importante che chi deve assumere più farmaci nell’arco della giornata lo faccia seguendo la prescrizione del medico e attenendosi ad essa scrupolosamente.

 

I FARMACI SONO PERICOLOSI SE ABBIAMO TROPPA FIDUCIA IN NOI STESSI

Spesso siamo convinti di sapere più di quanto realmente ci è dato di conoscere. Questa distorsione del pensiero è definita effetto Dunning Kruger e si verifica tutte le volte in cui ci esprimiamo con supponenza su argomenti dei quali non siamo esperti.

Avere utilizzato un farmaco per lungo tempo non significa essere improvvisamente diventati farmacologi.

Così come una lunga esperienza come pazienti non rende indipendenti dal medico.

Il nostro rapporto con i farmaci deve sempre mantenersi sui binari della circospezione. Non dobbiamo dimenticare che interferiscono con gli equilibri del nostro corpo. E che l’obiettivo della terapia non è solo quello di assumerli: comprende anche il fatto di prenderli correttamente, nei modi, tempi e dosi prescritte dal medico. O consigliate dal farmacista, se si tratta di medicinali da banco (quelli acquistabili senza prescrizione).

Ricordiamoci che, per qualsiasi dubbio, il farmacista è il professionista di riferimento. E’ in grado di rispondere alle domande sulla terapia che stiamo seguendo e anche di reindirizzarci dal medico se è necessario il suo consulto.

 

FARMACI SICURI SE C’E’ PIU’ ENGAGEMENT

La moderna filosofia della cura, come dicevamo, pone il paziente al centro del processo diagnostico e terapeutico.

Ci si è accorti, infatti, che la sua partecipazione attiva alla cura aumenta le sue possibilità di successo. Si sa per certo che il paziente motivato, prende le medicine più correttamente e segue più scrupolosamente le indicazioni del medico.

Perché il paziente sia coinvolto, è tuttavia necessario che il suo rapporto con il medico sia davvero basato sulla fiducia. Che ci sia, cioè, stima nei suoi confronti. E questo è possibile solo se il dottore lo ascolta, lo segue, comprende i suoi dubbi.

La relazione medico-paziente è parte del processo di terapia e aumenta l’engagement del paziente. Sempre secondo OMS:

La relazione tra pazienti e operatori sanitari, siano essi il medico, l’infermiere o altre figure professionali, deve configurarsi come una partnership che si avvale in maniera fattiva delle capacità di ognuno […] Le relazioni terapeutiche sono caratterizzate da un’atmosfera nella quale si esplora insieme ogni possibile modalità di intervento, si negozia il regime terapeutico, si discute dell’adesione ai trattamenti e si programmano le visite di controllo.

 

FARMACI MORTALI: IL CAREGIVER DEVE ESSERE FORMATO

Un paziente in cura per più patologie, magari anziano, è difficilmente completamente indipendente per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci.

Per questa ragione deve essere formata anche la persona che si prende cura di lui, il suo care giver. Spesso si tratta di qualcuno che non ha competenza specifiche e la cui vita è fortemente impattata dall’assistenza al malato. La sua fragilità lo espone dunque alla possibilità che la stanchezza e l’emotività aumentino la sua possibilità di errore o fraintendimento.

 

L’INNOVAZIONE PER L’ADERENZA TERAPEUTICA

Uno degli obiettivi delle più recenti soluzioni innovative riguarda il miglioramento dell’aderenza terapeutica. Se gli errori nell’assunzione dei farmaci possono uccidere, perché non progettare sistemi che possano essere di supporto al paziente nell’evitare rischi?

Esistono app e device di vario genere che aiutano il malato nel controllo delle dosi, ricordandogli quando è il momento di prendere la medicina e dosandola correttamente. Alcuni sistemi basati sull’intelligenza artificiale inviano dati al medico di riferimento perché possa monitorare il paziente a distanza.

Il valore dell’innovazione: leggi come la tecnologia aiuta i pazienti.

 

QUANTO CONTA LA COMUNICAZIONE

I dati e le ragioni intrinseche del fenomeno ci fanno capire quanto sia importante la comunicazione, a tutti i livelli.

Se il medico non si rende comprensibile al paziente, questo atteggiamento può tradursi in un danno anche grave alla sua salute. Così come se non ha tempo per il paziente e lo liquida con superficialità.

Se il paziente non capisce cosa il farmacista gli sta spiegando, una carenza nella comunicazione può trasformarsi letteralmente in un effetto collaterale.

La comunicazione, quindi, può aiutare il paziente:

  • a capire meglio come funzionano i farmaci
  • a formarsi una conoscenza sui possibili rischi
  • ad approcciarli con maggiore consapevolezza
  • a migliorare la cultura scientifica, che può fornire gli strumenti per capirne di più e quindi gestire meglio le questioni connesse alla salute.