Somministrare antinfiammatori potrebbe contribuire a rigenerare la mielina: ecco la nuova strategia nella terapia della Sclerosi Multipla.

Un throwback Thursday nel suo senso più pieno, oggi per me.

E’ stato un onore ed una grande emozione ritrovare Maria Pia Abbracchio al convegno Sperimentazione Clinica in Neurologia, presso la CCPoliclinico di Milano.

Ordinario di Farmacologia, da anni impegnata con il suo team all’Università Statale di Milano alla ricerca di una terapia per ripristinare la mielina danneggiata dalla Sclerosi Multipla. Sono passati anni, secoli dai tempi dell’università, quando io ero studentessa e lei già docente, ma è rimasta uguale. La stessa grinta, la medesima grazia nei movimenti e nell’eloquio. La capacità di trasmettere concetti complessi con le espressioni semplici ed eleganti di chi domina la materia.

 

Terapia della Sclerosi Multipla, Maria Pia Abbracchio, Sclerosi multipla

La sua presentazione prende forma con le prime parole. E continua, garantendo lo stesso, altissimo livello di competenza ed innovazione, fino al termine.

 

COSA DANNEGGIA LA MIELINA: NON SOLO LA SCLEROSI MULTIPLA

Primo concetto: la demielinizzazione non è appannaggio esclusivo della Sclerosi Multipla.

Prima di tutto spieghiamo cos’è la mielina.

La mielina è la sostanza di cui è composta la guaina che riveste i nostri nervi. E’ responsabile dell’isolamento delle fibre e dunque della loro protezione. In ultima analisi della conduzione efficiente dell’impulso nervoso.

Tuttavia, ha anche un ruolo come supporto trofico, nel senso che garantisce il nutrimento dei neuroni.

La mielina e la sua funzione (ne parlo con più dovizia di particolari qui).

Fino a poco tempo fa si pensava che la degenerazione della mielina fosse una caratteristica specifica della Sclerosi Multipla. In realtà, si sono osservati assoni senza mielina anche in altre malattie neurologiche e in molte malattie neuropsichiatriche.

 

MIELINA: CHI LA PRODUCE

Il secondo concetto espresso nell’intervento della prof Abbracchio si concentra sulle cellule staminali presenti nel cervello.

Le cellule staminali sono i precursori di tutte le cellule del nostro corpo. Una volta cresciute e differenziate, prendono la loro forma definitiva.

Tradizionalmente, si pensava che quelle cerebrali scomparissero nell’età adulta. Invece si è scoperto che nel cervello adulto sopravvivono le cellule staminali che possono dare origine agli oligodendrociti. Si tratta delle cellule che producono la mielina.

Nel sistema nervoso, dunque, rimangono risorse per la sua (parziale) rigenerazione. In caso di malattie che provocano perdita di mielina, queste cellule possono essere attivate. Se riuscissimo a spingerle alla differenziazione, potremmo ottenere unità che producono mielina. Oligodendrociti maturi che potrebbero intervenire nella riparazione della mielina.

 

MIELINA E SCLEROSI MULTIPLA

Questi sono due importanti concetti, innovativi per il loro potenziale dirompente se traslati dal laboratorio al paziente.

Come facciamo a fare sì che le cellule staminali si differenzino in cellule capaci di produrre mielina?

Premendo un interruttore.

Anche nel nostro corpo, come nelle nostre case, esistono degli interruttori che, azionati, attivano circuiti che portano all’attivazione di specifiche strutture. Si chiamano recettori. Sono strutture biologiche che possono legarsi ad una o più molecole attivando una cascata di eventi che porta ad una risposta biologica.

I farmaci funzionano perché si legano a recettori presenti nel corpo umano, attivandoli o mantenendoli occupati per evitare che si attivino, a seconda della risposta che si vuole ottenere. Per spiegare questo fenomeno, si usa l’espressione latina corpora non agunt nisi fixata. Sono, cioè, sostanze che non agiscono se prima non si legano.

Ad esempio le benzodiazepine, i più comuni ansiolitici, si legano al recettore del GABA, una sostanza presente nel sistema nervoso centrale (neuromediatore) che media una risposta calmante, producendo la stessa risposta.

 

COME RIPRISTINARE LA MIELINA

E’ chiaro come, stando così le cose, il farmaco debba essere progettato per legarsi al recettore che si vuole attivare o disattivare e stabilire con esso un’interazione. Questo legame è chiamato interazione farmacologica.

Nello specifico caso dei nostri precursori, il recettore si chiama GPR17.

Nel modello murino di ischemia cerebrale (lo studio è stato condotto sui topi), a seguito dell’evento patologico, le fibre nervose vanno incontro ad una perdita di mielina. Se i loro recettori GPR17 vengono attivati, i  giovani pre-oligodendrociti proliferano, si spostano in massa verso le aree della sostanza bianca (la mielina) danneggiate.

 

MIELINA: LA TERAPIA CON ANTINFIAMMATORI AIUTA LA RIGENERAZIONE?

Dopo la migrazione, più niente. Much ado about nothing, verrebbe da dire in un impeto nostalgico-letterario. Non succede nulla.

Cosa frena gli oligodendrociti? L’ambiente, il marasma generato dal trauma/malattia, che ha innescato reazioni a catena la cui via ultima comune è l’infiammazione.

E’ l’infiammazione a creare un ambiente incompatibile con l’attività degli oligodendrociti.

Vuoi vedere che, se blocco l’infiammazione, li lascio liberi di agire e compiere il loro dovere?

Bingo! Somministrando un farmaco antiinfiammatorio (oggi già in prontuario per il trattamento dell’asma), la situazione migliora. Le ricerche del team guidato dalla prof Abbracchio dimostrano che il montelukast riporta il tessuto ad una condizione più simile a quella fisiologica.

Così, i vivaci precursori, finalmente, possono diventare adulti e rigenerare la mielina.

 

LA SICUREZZA RICHIEDE TEMPO

Ora che le fibre nervose stanno meglio, funzionano anche meglio. E la ricerca si è arricchita di tanti tasselli in più. Una buona notizia per tutti coloro (e sono tanti) che soffrono di Sclerosi Multipla. Ma anche per tutti i pazienti affetti dalle conseguenze di un ictus o da altre malattie del sistema nervoso.

Anche se vorremmo che la traslazione dal bancone del laboratorio al paziente fosse immediata, non ci saranno ricadute estemporanee sulla vita dei pazienti. Ma sono stati individuati percorsi virtuosi di ricerca. E’ stata aperta la strada all’introduzione in terapia di una combinazione di farmaci. La terapia con antiinfiammatorio (come montelukast) e rimielinizzante potrebbe essere una nuova, efficace strategia per la terapia della Sclerosi Multipla e le altre, gravi malattie neurologiche.