Theranos è una startup nata dieci anni fa nella Silicon Valley da un'idea di una ragazza americana diciannovenne che aveva lasciato il college per realizzare un'idea imprenditoriale. Elizabeth Holmes, in virtù della sua giovanissima età e del carisma indiscusso che l'ha resa capace di raccogliere consensi in maniera estremamente efficace, catalizza da subito l'attenzione dei media. Da un lato il sostegno e le hypes dei mezzi di comunicazione, dall'altro l'entusiasmo per il progetto innovativo, la realtà Theranos diventa presto protagonista di una crescita esponenziale.
L'idea vincente (almeno sulla carta) della Holmes è quella di rendere disponibili su vasta scala (grazie ai prezzi accessibili) analisi di laboratorio hi-tech. La base tecnologica è costituita dalla microfluidica, una tecnologia capace di generare dati a partire dalla processazione di microquantità di sangue. Sostanzialmente, attraverso il prelievo di una goccia di sangue dal polpastrello dei pazienti, la Holmes garantisce di essere in grado di effettuare rilevazioni precise sullo stato di salute, a prezzi inferiori rispetto alle tecniche tradizionali.
Fatto sta che, in dieci anni, l'azienda raccoglie 686 milioni di dollari in finanziamenti da parte di fondi e venture capital. E qui, il primo sospetto: il fatto che i grossi nomi del settore hi-tech, come Polaris e Third Rock Ventures (tanto per fare due nomi), non manifestino la volontà di fare il loro ingresso nel progetto, non stimola riflessioni sufficientemente accurate sulla bontà dell'iniziativa.
Ma nessuno si pone interrogativi amletici: il palcoscenico è tutto per lei, l'imprenditrice che impersona la sua stessa creatura industriale. La startup divenuta un impero. Il suo successo è planetario. La Holmes è acclamata in tutto il mondo come l'erede di Steve Jobs. Più negli Stati Uniti, è doveroso precisare. In Europa, vecchio continente, la tanto vituperata inerzia talora ci mette al riparo da alcune solenni fregature.
Ma negli USA la stampa loda l'ingresso nel board di Theranos di personaggi blasonati del panorama politico, diplomatico e militare. Primo fra tutti Henry Kissinger, la cui incredibilmente vasta cultura non ha la fortuna di abbracciare competenze che abbiano la benchè minima similitudine con la scienza medica o chimica. Intanto la Holmes prosegue la sua ascensione verso il successo personale: entra nel gotha dei personaggi più influenti, potenti e ricchi al mondo.
Il suo messaggio di una sanità hi-tech e contemporaneamente low-cost, della salute accessibile a tutti, della prevenzione a costi stracciati è troppo potente per lasciare spazio ad interrogativi sui presupposti scientifici del progetto.
Questo fino all'ottobre del 2015, quando il Wall Street Journal pubblica il risultato di un'inchiesta giornalistica che getta luce sui risvolti non proprio edificanti della vicenda Theranos. Dall'articolo emerge una serie di eventi inquietanti. Theranos svolgerebbe la maggiorparte dei test con i metodi tradizionali, supercollaudati e assai più affidabili, avendo attestato l'inaffidabilità di quelli da essa stessa pubblicizzati come innovativi. Inoltre, alcuni dei test di efficienza eseguiti dalla società si scoprono essere stati manipolati per nascondere i risultati non proprio rispondenti agli standard previsti.
A questo punto la Holmes abbandona l'approccio innovativo e "startuppistico" per reagire alla vecchia maniera: nega l'evidenza e si difende attaccando. La sua versione è che sarebbero gli oppositori dell'innovazione, i soliti, vecchi nemici del cambiamento a volerla sabotare.
Ma ormai i grossi nomi che l'avevano sostenuta generosamente in passato ne hanno preso le distanze e nemmeno il reshuffle del board con l'ingresso di esperti dotati di un pedigree scientifico di tutto rispetto può salvarla. Il colosso della sanità Walgreens Boots Alliance, che nel passato era stato il suo più generoso sostenitore, con un esborso a suo favore di 50 milioni di dollari, l'abbandona a giugno 2016.
Alla Holmes viene anche revocata la licenza, ma lei ricorre in appello e blocca temporaneamente la sanzione.
Ci si domanda come un progetto dai presupposti scientifici tanto ambigui, sostenuto da un background tecnologico poco verificato abbia potuto attrarre investimenti così ingenti. Davvero l'immagine conta fino a questo punto?
E' di ieri la notizia che la Holmes (leggetela sul WSJ, l'articolo è dello stesso John Carreyrou che l'aveva inchiodata con l'inchiesta "Theranos scandal") ha presentato, in occasione del Forum dell'American Association for Clinical Chemistry, un nuovo dispositivo per l'esecuzione degli esami di laboratorio. Si chiama miniLab, non è stato ancora approvato dalla FDA e potrà effettuare, sulla base di un prelievo di una goccia di sangue dal polpastrello, anche la ricerca del virus Zika (almeno così è stato comunicato). La Holmes ha accuratamente evitato di parlare dei problemi dell'azienda, ritenendo non idonea la circostanza. Ha invece preferito richiamare l'attenzione descrivendo il momento come l'inizio di una nuova fase nella vita della sua creatura. Non ha fornito informazioni più precise e dettagliate sui meccanismi di funzionamento di miniLab.
MiniLab è grande all'incirca come una stampante, è un dispositivo mobile, tanto che, fra i vantaggi offerti, la Holmes ha citato anche la possibiità di funzionamento nell'ambito delle unità intensive neonatali, per l'ottenimento di risultati estemporanei su analisi determinanti per la vita dei piccoli pazienti.
Gli esperti hanno commentato l'evento specificando che nulla di ciò che è stato presentato rappresenta una novità, ma che si tratterebbe di acquisizioni tecnologiche già disponibili e diffuse.
Vedremo come finirà questa vicenda, anche se, personalmente, me ne sarei già fatta un'idea.
Il mio (e, credo, quello di molti altri) disappunto riguarda il danno d'immagine (eh, lo so, si predica bene…) causato da questo macroepisodio di mancanza di credibilità professionale all'innovazione che tutti i giorni germoglia nelle menti degli imprenditori che, invece, fanno della professionalità un marchio di fabbrica. Ma la lezione insegna, più oltreoceano che alle nostre longitudini, per la verità, che l'improvvisazione può giocare bruttissimi scherzi, che l'entusiasmo è una componente necessaria ma non sufficiente.
In poche parole la vicenda Theranos ha ricordato, a chi se ne fosse dimenticato, che l'imprenditore di successo è una complessa alchimia di coraggio, spirito di sacrificio, immagine, orientamento all'obiettivo, sensibilità al business, concretezza e capacità di sognare.
The MiniLabs platform has not been approved by the FDA yet.
Ok, updated! Thks
Con 4,5 miliardi di patrimonio, a 31 anni, era una delle donne piu ricche al mondo. In meno di un anno sarebbe finita sul lastrico, secondo Forbes. Ascesa e declino di Elizabeth Holmes e della sua startup, Theranos.