Ecco ciò che serve per salvare il Servizio sanitario. Ripensare la sanità integrativa, ridurre sprechi e disomogeneità, digitalizzare e premiare l’innovazione.

Venerdì 3 Marzo è stata la giornata della Conferenza GIMBE 2017. Ovviamente, non me la sono persa.
Il presidente Nino Cartabellotta e il suo staff hanno predisposto in maniera precisa tutto ciò che è funzionale alla perfetta sinergia delle tavole rotonde, a cominciare dagli ospiti.

Un parterre de roi, i massimi livelli della Sanità italiana. Dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, al DG Angelo Lino Del Favero. E poi la senatrice Emilia De Biasi, agli onorevoli Mario Marazziti e Giovanni Monchiero. Oltre ad un numero importante di rappresentanti della Sanità negli enti locali distribuiti sul territorio.

 

GIMBE, NEL 2017

L’appuntamento annuale con cui GIMBE fa il punto della situazione sulla sua attività si apre e si chiude con l’invito a posizionare il Servizio Sanitario al centro dell’agenda politica. In un momento storico, politico e sociale appesantito dalle conseguenze di una crisi economica che rende gli interventi in materia complessi e rischiosi.

Sono in molti a domandarsi se e come il nostro servizio sanitario sarà in grado di sostenere la prevista estensione dei Lea. Iniziativa, questa, che pure ha generato molti entusiasmi, potendo contare su una spesa sanitaria pubblica fra le più basse in Europa.

 

COME VIENE FINANZIATO IL SERVIZIO SANITARIO

Un breve inciso per illustrare le modalità attraverso le quali il Servizio Sanitario viene sostenuto. I pilastri su cui poggia ai fini del suo finanziamento sono tre:

  1. Lea, che rappresentano le prestazioni essenziali fornite da SSN: continuano a farsi carico di esse in maniera esclusiva, anche se queste sono aumentate in numero;
  2. La Sanità integrativa su base collettiva (l’insieme dei fondi sanitari aziendali o di categoria): finanzia le prestazioni extra, quelle ritenute non fondamentali (out of pocket)
  3. La Sanità integrativa su base individuale (le assicurazioni sanitarie cui possono aderire tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro professione): attualmente è in crescita disordinata.

Gli scenari in Sanità sono cambiati e questo equilibrio è destinato ad essere modificato.

 

RIPENSARE LA SANITA’ INTEGRATIVA

E’ necessario ripensare completamente la Sanità integrativa dal punto di vista normativo e immaginare un welfare più integrato. Questo permetterebbe di ottenere maggiore sostenibilità ed equità sociale.

 

RIDURRE GLI SPRECHI

In questo framework già compromesso gli sprechi (intesi come attività che non generano valore, ossia ritorno in termini di salute) completano il quadro.

E’ ormai chiaro che ne tutti siamo coinvolti: personale sanitario, politica e comuni cittadini.

Siamo tutti stakeholder del nostro SSN, tutti noi investiamo in esso e tutti noi abbiamo diritti e doveri a riguardo.

La deresponsabilizzazione di noi cittadini contribuisce a creare sprechi e malfunzionamenti.

E’ comprensibile che pretendiamo che funzioni, ma non possiamo nutrire nei suoi confronti aspettative inverosimili, né approfittarne con gli abusi.

Qui potete approfondire sull’argomento degli sprechi in Sanità

 

ALLOCARE CORRETTAMENTE LE RISORSE

Al fine di innescare fenomeni virtuosi che permettano la sopravvivenza del nostro welfare è anche importante che ci sia ottimizzazione negli interventi. Le risorse devono essere disinvestite dalle prestazioni che non generano valore e riallocate laddove il valore creato è elevato. E questo deve essere effettuato in un quadro di governance nazionale. Per quanto riguarda i Lea, occorre che siano rimodulati secondo criteri value based.

Paradossale che la telemedicina, esempio di innovazione tecnologica dirompente anche su base sociale, sia esclusa dai Lea. Il suo valore aggiunto potrebbe essere davvero significativo per il Paese.

 

CHE FACCIA HA LA DISRUPTIVE INNOVATION

A questo punto si delinea la necessità di uscire dall’ambiguità. Bisogna stabilire cosa rappresenti effettivamente l’innovazione dirompente. Cosa sia, che caratteristiche abbia quella componente dell’innovazione che cambia il corso degli eventi scrivendo la storia.

Quali sono gli interventi che generano valore e sviluppo?

È su questo punto che gli ospiti vanno al cuore della questione.

Il tema delle reti IRCCS (i network che mettono in relazione gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) è rilevante. Le reti IRCCS oggi vivono un momento di sviluppo, che ha reso evidenti le disomogeneità presenti sul territorio.

Disuguaglianze che sono ormai diventate insostenibili.

 

LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI E IL SERVIZIO SANITARIO

L’eterogeneità dei microsistemi sanitari caratteristici di ogni area regionale richiede l’implementazione di modelli dinamici. Necessita di fattori di flessibilità che armonizzino le proprie discontinuità.

Ha bisogno di sistemi all’interno dei quali la strumentazione complessa resta ferma ma il personale si sposta. E raggiunge siti d’azione strategici ai fini dell’uniformità delle prestazioni e della continuità. Si parla di équipe itineranti, di ospedale a domicilio.

Di competenze che si muovono per aumentare l’efficienza e creare valore.

 

RISORSE UMANE E DIGITALIZZAZIONE

E’ inevitabile investire in risorse umane e nella digitalizzazione del territorio, se vogliamo promuovere la costituzione di un network affidabile e proattivo.

Nonostante i diversi punti di osservazione spingano comprensibilmente a formulare giudizi e proposte differenti, una consapevolezza mette tutti d’accordo.

Conosciamo già in maniera esauriente ciò che serve alla rianimazione del nostro SSN, dobbiamo semplicemente attuarlo.