I casi di meningite registrati in Toscana non devono allarmare, ma spingere a monitorare la situazione: la vaccinazione rimane l’unico intervento consigliato.

La meningite è una patologia che comporta l’infiammazione delle membrane che rivestono il cervello ed il midollo spinale, le meningi.

Può essere causata da diversi microorganismi. Il caso peggiore corrisponde alla malattia di origine batterica. La sua incidenza è massima nella prima infanzia e rimane alta fino alla fascia di età compresa fra i 15 ed i 24 anni.

La meningite batterica insorge con sintomi piuttosto comuni quali cefalea e febbre, riconducibili ad una comune influenza. Tuttavia, con il trascorrere delle ore la temperatura si alza e compaiono sintomi come vomito (o nausea), rigidità nucale (per cui il paziente non riesce a piegare il collo, portando il mento verso lo sterno), alterazioni della coscienza e convulsioni.

La diagnosi avviene attraverso l’esame del sangue o del liquor cefalorachidiano, prelevato tramite puntura lombare.

La terapia è antibiotica ed è orientata dall’esito delle indagini di laboratorio. Tuttavia le direttive impongono l’istituzione di una profilassi per le persone venute a contatto con il malato. Le meningiti batteriche sono infatti comprese fra le malattie batteriche invasive, per le quali in Italia è previsto un sistema attivo di sorveglianza nazionale, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità ed esteso a tutto il territorio nazionale.

Le conseguenze sono pesanti: relativamente pochi pazienti vanno incontro a completa remissione (50-50% dei casi), una percentuale riporta conseguenze irreversibili quali la sordità, il ritardo mentale, la paralisi motoria, l’epilessia, l’amputazione di un arto. I casi di malattia fulminante rappresentano il 10% del totale.

L’unica forma di prevenzione possibile è quella che si instaura attraverso la vaccinazione, diretta contro i principali responsabili.

Hæmophilus B (HiB) era, fino alla fine degli anni ’90, il più comune fino ai 5 anni di vita. Successivamente all’introduzione del vaccino esavalente (che comprende l’immunizzazione contro HiB), il numero dei casi si è drasticamente ridotto. La notifica della malattia fa scattare la profilassi.

La trasmissione della meningite da Pneumococco (Streptococcus pneumoniæ) avviene per via respiratoria. Lo stato di portatore sano è estremamente diffuso, arrivando a toccare il 70% della popolazione. Tuttavia si tratta di una patologia a carattere sporadico, non epidemico, che non necessita di profilassi.

Il terzo agente eziologico è il Meningococco (Neisseria meningitidis), presente nei suoi sierogruppi A, B, C, Y, W135, X.

B e C sono quelli predominanti in Europa, mentre X è tipico del continente africano.

I vaccini attualmente disponibili contro la meningite batterica sono:

  • quello per i sierogruppi A, C, Y, W135, X del Meningococco
  • quello specifico contro il B: è il più recente, introdotto all’inizio del 2014
  • l’anti-pneumococco
  • il vaccino anti HiB.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito al riesacerbarsi dell’epidemia che ha avuto inizio in Toscana due anni fa circa. Il bambino ricoverato ieri all’Ospedale Meyer di Firenze è stato colpito da meningite da Meningococco C. Le ultime notizie lo danno fuori pericolo. Pare che il piccolo fosse stato vaccinato nel 2009. In questo caso la copertura immunitaria potrebbe non essere più garantita.

Alla donna proveniente dall’Est europeo deceduta due giorni fa è stata fatta una diagnosi di sepsi da Meningococco C. La signora 64enne morta ieri, invece, soffriva delle conseguenze di una meningite da Pneumococco.

Dall’inizio del 2015 ad oggi in Toscana si sono registrati 58 casi di meningite, così suddivisi:

  • 2015: 31 da Meningococco C, 6 da B, 1 da W e un caso non noto (7 morti, sei per il C e uno per il B)
  • 2016: 27 da Meningococco C, 6 da B, 1 da W, 1 da X e uno non tipizzabile (7 morti, tutti a causa del C).

Dei 58 casi totali 11 erano vaccinati. Tuttavia per alcuni di questi pazienti è ragionevole pensare che le coperture immunitarie fossero ormai non più garantite (erano trascorsi più di 5 anni), mentre per altri era trascorso troppo poco tempo perché ce ne fossero (si erano sottoposti alla vaccinazione solo due giorni prima). Di queste 11 persone, una è morta. Le altre hanno sviluppato una forma attenuata della malattia.

Facendo un bilancio, la vaccinazione rimane comunque l’unico intervento consigliato per difendersi dalla malattia.

Il sottotipo dei casi toscani è St11, particolarmente aggressivo. Malgrado un terzo della popolazione sia stata vaccinata, il numero delle persone contagiate non accennano a ridursi. Si tratta dello stesso sottotipo che ha causato un’epidemia in Gran Bretagna e casi problematici in Francia ed in Veneto. I portatori sani, in questo caso, sono pochi, ma la probabilità che in seguito a contagio si sviluppi la malattia è elevata.

Oltre ai batteri, anche i virus possono essere responsabili della meningite, in questo caso definita anche meningite asettica, la cui prognosi è normalmente benigna. Dopo un decorso che si protrae per circa 7-10 giorni, il paziente si rimette completamente.