Uno studio congiunto di Fondazione Santa Lucia, Harvard Medical School e Università Campus Bio-Medico di Roma ha aperto la strada a possibili nuove terapie per le malattie autoimmunitarie e croniche.
A questa grande categoria appartengono disturbi quali la sclerosi multipla, l'artrite reumatoide e il lupus. Sono malattie estremamente invalidanti e progressive, che, a tutt'oggi, non possono essere guarite. Riuscire a individuare nuovi trattamenti, più efficaci, rappresenterebbe quindi il raggiungimento di un traguardo significativo.
Nel nostro organismo alcune cellule del sistema immunitario sono incaricate di attaccare e distruggere le cellule estranee (ad esempio i batteri), mentre altre di interrompere la loro azione. Quest'ultima azione è supportata da speciali molecole presenti nel nostro organismo, le "resolvine", che permettono alla reazione immunitaria di terminare una volta eliminato il "nemico". 
Fra azione offensiva ed azione di inibizione, in condizioni fisiologiche, si instaura un equilibrio.
Nelle patologie di cui sopra questo equilibrio viene a mancare. Si ha, in tal modo, una reazione immunitaria che non riesce a spegnersi.
Incentivare l'attività delle resolvine potrebbe portare al ripristino dell'equilibrio immunitario e rappresentare, quindi, un target terapeutico su cui basare nuovi e più validi protocolli di cura.
Gli studi hanno confermato il valore della presenza di acidi grassi della categoria Omega-3 nella nostra alimentazione. Questi sono infatti indispensabili al corpo per sintetizzare le resolvine e potrebbero diventare una base per costruire le terapie del futuro per le gravi malattie croniche ed autoimmunitarie.