Il Direttore scientifico e Direttore della Divisione di Neuroscienze dell’IRCCS San Raffaele di Milano Gianvito Martino ha pubblicato su Journal of Neuroscience i risultati di uno studio condotto con cellule staminali neurali su modelli murini (topi) di ictus.

Le cellule staminali sono le progenitrici di ogni cellula del nostro corpo. L’idea è quindi quella di impiantarle nei tessuti danneggiati da traumi o patologie di diverso tipo per attivarne la rigenerazione.

La staminale capostipite è chiamata cellula staminale totipotente, perché può differenziarsi in qualsiasi cellula che compone l’organismo. Ad un livello appena più in basso troviamo le pluripotenti, che hanno comunque grande capacità differenziativa, anche se inferiore alla prima. Totipotenti e pluripotenti sono cellule staminali embrionali.

Ancora un gradino sotto, troviamo le multipotenti, adulte, perché hanno possibilità di differenziazione limitate: possono pertanto dare origine ad un numero limitato di tipologie cellulari. Fra queste, le cellule staminali neurali. Esse possono differenziare in neuroni o in cellule di sostegno ad essi (le cellule gliali).

L’équipe del professor Martino ha iniettato nel sangue dei topi sui quali lo studio è stato condotto cellule staminali neurali, allo scopo di comprenderne il meccanismo d’azione. Altri studi di questo tipo sono stati effettuati, tuttavia non era mai stata chiarita la sequenza degli eventi a valle dell’iniezione.

Cosa fanno le staminali neurali una volta entrate nel corpo?

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare non danno origine a neuroni. Giunte nel tessuto cerebrale danneggiato dall’ictus sintetizzano una proteina, il fattore di crescita VEGF, che agisce stimolando la produzione di nuovi vasi sanguigni. Questo ha due conseguenze positive :

  • limita gli effetti neurotossici dell’ictus. In seguito all’evento patologico, nel tessuto cerebrale viene liberata una serie di sostanze che hanno attività tossica nei confronti dei neuroni. Una di queste è il Glutammato, un neurotrasmettitore di tipo eccitatorio. Il VEGF regola l’attività delle cellule gliali (in particolare gli astrociti) stimolandoli ad eliminare il Glutammato in eccesso
  • favorisce la neuroplasticità: stimola la riconnessione fra neuroni, bypassando le sinapsi andate perdute con l’ictus.

Perché le staminali neurali possano agire in tal modo è tuttavia necessario che siano somministrate entro pochi giorni dall’episodio patologico: si deve, infatti, sfruttare il periodo (breve) nel quale molti neuroni sono in sofferenza ma non ancora morti.

L’aspetto straordinario della terapia cellulare è rappresentato dal fatto che le cellule iniettate agiscono, una volta raggiunto il tessuto bersaglio, in maniera diversa, a seconda del microambiente con il quale vengono a contatto. In sostanza, si adattano alle esigenze del corpo. A differenza di quanto accade nell’ictus, in una malattia paradigmatica come il Morbo di Parkinson, infatti, le staminali si differenziano in neuroni, che rimpiazzano quelli morti a causa della malattia.

Solo dopo avere valutato la fattibilità di studi sull’uomo si potrà capire se è possibile impiegare la terapia cellulare con staminali neurali in clinica per il trattamento dell’ictus.