A fine agosto la Food and Drug Administration (FDA, l'ente che negli USA decide per l'approvazione o il divieto dell'impiego dei farmaci, e per molte altre cose) ha messo al bando i saponi detergenti contenenti antibatterici. Questo perché la continua esposizione a sostanze attive contro i batteri genera nei microorganismi una sorta di "abitudine", assuefazione al veleno, con il risultato che sviluppano nei confronti di esso una resistenza. In pratica, il diffuso ed inappropriato utilizzo di antibatterici (lo sono anche gli antibiotici che usiamo comunemente per combattere le infezioni batteriche) rende i germi insensibili alle medicine, che non funzionano più.
Abbiamo già parlato diffusamente di quanto questo costituisca un rischio per l'intera umanità: vi siete mai domandati come sarebbe un mondo senza antibiotici? Onestamente preferirei non saperlo.
Per rispondere a questa minaccia, tutti gli enti regolatori dei farmaci sono ricorsi a misure che hanno lo scopo di ridurre il rischio di resistenza e mantenere il più possibile l'efficacia delle molecole che oggi abbiamo a disposizione.
La decisione di vietare i saponi disinfettanti fa parte di queste disposizioni.

Sono tuttavia in molti a domandarsi perché mai in USA i dentifrici contenenti lo stesso composto vietato nei saponi possono continuare ad essere venduti ed acquistati. I produttori dell'ormai impopolare dentifricio (Colgate è diventato il simbolo di questa campagna) hanno presentato all'FDA prove che testimonierebbero inequivocabilmente dell'effettiva azione antiplacca del triclosan, l'antibatterico in questione.

In Europa questo divieto non è stato ancora pronunciato, nonostante il triclosan abbia una molecola molto simile alla diossina ed esistano sospetti di una sua interferenza con la secrezione ormonale. La sua pericolosità ambientale è da tempo nota, dato che è classificato come pesticida.