Watson Health è il top dell’intelligenza artificiale di IBM applicata alla salute, un sistema di cognitive computing che accumula informazioni trasformandole in conoscenza.
Ha iniziato il suo training di apprendimento nel 2012, nel prestigioso Memorial Sloan Kettering di New York. Da allora il suo processo di immagazzinamento di informazioni procede instancabile, facendo tappa nei più importanti centri clinici del mondo.
Non si tratta di un luminare della medicina, ma di Watson Health, il top dell’intelligenza artificiale di IBM applicata alla salute. Watson capisce e ragiona: infatti è un sistema di cognitive computing. E impara, ossia accumula informazioni trasformandole in conoscenza, attraverso un processo di apprendimento che, quando riguarda le macchine, è definito machine learning.
I dati sanitari raddoppiano ogni 24 mesi, rendendo impossibile anche al medico più abile un aggiornamento professionale sufficientemente completo. Watson legge 200 milioni di pagine in 3 secondi!
Inoltre l’80% dei dati che oggi circolano è invisibile ai sistemi computerizzati, a causa della sua destrutturazione. Watson è in grado di leggerli. E’, in un certo senso, figlio dei big data, nato come loro conseguenza logica.
Oggi la sanità vive un momento di impasse inserito tuttavia in un framework di grande fermento. La crisi legata alla gestione sempre più complessa dei costi convive con le stupefacenti novità legate al progresso delle tecnologie digitali. L’imperativo della compressione della spesa orienta verso soluzioni moderne, avanzate, capaci di snellire ed ottimizzare le procedure. E’ quello che cerca di fare la Evidence Based Medicine, la medicina basata sulle prove, rigorosa e razionale, che punta a ridurre al minimo la componente di soggettività delle decisioni professionali (dati statistici sottolineano come una diagnosi su cinque sia scorretta), gli sprechi, le sacche di inefficienza che ancora penalizzano il sistema.
Per queste sue caratteristiche l’intelligenza artificiale in medicina si candida ad essere un ottimo strumento per il supporto decisionale.
Suggerisce comportamenti virtuosi, garantendo, nel lungo periodo, l’abbattimento della spesa. Secondo uno studio del Politecnico di Milano citato anche dal Ministro Lorenzin nel discorso di apertura del Forum Innovazione per la Salute la digital health rappresenterà una riduzione della spesa pari a circa 14 miliardi.
Per le sue connessioni dirette al big data management, in particolare a quello dei dati genetici, è profondamente coinvolto in tutti gli studi relativi alle Life Sciences e alla medicina personalizzata e predittiva. IBM ha investito 10 milioni di dollari nella costruzione del Centro Watson Health Europeo, che sorgerà nell’area ex-EXPO e collaborerà strettamente con Human Technopole.
Ma al grande pubblico Watson è già divenuto personaggio noto lo scorso Agosto, quando contribuì a risolvere un caso medico di fronte al quale diversi dottori si erano arresi. Una donna giapponese sessantenne affetta da leucemia mieloide acuta (LMA) nei confronti della quale nulla poteva la terapia somministratale. Il cervellone è stato istruito con i dati della paziente e, dopo una riflessione complessa ed articolata (durata 10 minuti!) ha individuato il bug diagnostico. Si trattava, è vero, di una LMA, tuttavia sviluppata in una forma molto rara. Nei pochi minuti che Watson si è preso per l’elaborazione ha trovato anche il tempo di suggerire una terapia, che, ad oggi, fanno sapere i medici, funziona.
“L’e-health rappresenta una leva strategica che può davvero contribuire ad aumentare la qualità del servizio conciliandola con il controllo della spesa” – Beatrice Lorenzin – Ministro della Salute
Trackbacks/Pingbacks