La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia del Sistema Nervoso che esordisce per lo più fra i 20 ed i 40 anni e nelle donne, colpite con un’incidenza pari al doppio rispetto agli uomini. In Italia le persone affette da questa patologia sono circa 25.000.

Un neurone è costituito da un corpo cellulare (che contiene il nucleo) da cui si diparte una lunga fibra nervosa (assone), che si ramifica (dendriti) per prendere contatto con le fibre di altri neuroni. I nuclei sono localizzati nel Sistema Nervoso in raggruppamenti che formano la sostanza grigia. Gli assoni sono riuniti in fasci: più fasci formano la sostanza bianca, il cui colore è legato alla presenza della mielina.

SM è causata da una reazione autoimmunitaria. L’organismo, per ragioni ancora da chiarire, attacca la mielina, la proteina che forma una guaina di rivestimento delle fibre nervose. Si genera così un processo infiammatorio che porta alla morte degli oligodendrociti (le cellule di sostegno ai neuroni e che producono la mielina) ed alla distruzione della mielina stessa, che scompare a placche distribuite in più aree (ecco perché multipla). Con il trascorrere del tempo la degenerazione entra nella fase cronica, durante la quale, nelle porzioni di Sistema Nervoso in cui la mielina è andata perduta, si forma tessuto cicatriziale (sclerosi, cioè indurimento).

La distribuzione delle placche è ubiquitaria nel Sistema Nervoso, anche se si concentra per lo più a livello dei nervi ottici, del cervelletto e del midollo spinale.

Fino a poco tempo fa si credeva che la malattia colpisse esclusivamente la sostanza bianca, ma evidenze diagnostiche ed obiettive provano il coinvolgimento della grigia: la degenerazione degli assoni danneggia i nuclei, seguendo un processo di alterazione a ritroso. Questo causa deficit cognitivo di grado variabile.

La malattia procede per attacchi infiammatori acuti intervallati da periodi di remissione della sintomatologia. Tuttavia, con il trascorrere del tempo, la ripresa dopo una crisi è sempre più incompleta e gli esiti sempre più permanenti: formicolii, riduzione della sensibilità tattile e termica, dolore, disturbi visivi, difficoltà nella coordinazione dei movimenti, indebolimento muscolare.

I farmaci che i pazienti hanno a disposizione sono numerosi, ma nessuno di questi è risolutivo. Si tratta di farmaci che modulano le reazioni del sistema immunitario. Nella fase acuta la somministrazione di corticosteroidi abbrevia la durata della crisi ed accelera la remissione. Durante le remissioni i corticosteroidi non devono essere assunti, perché, al contrario di altre patologie autoimmuni, peggiorano la sintomatologia.

Gli immunomodulanti impiegati sono numerosi. I più famosi sono l’Interferone beta, sicuro ed efficace, ed il copolimero 1.

E poi gli anticorpi monoclonali, che inibiscono la migrazione delle cellule infiammatorie all’interno del Sistema Nervoso Centrale.

Fotografando il momento attuale, appena terminato il Congresso ECTRMS (European Committee for Treatment and Research in MS), la tendenza porta verso una medicina di precisione, un trattamento personalizzato per le caratteristiche di ogni paziente, data l’estrema variabilità della malattia. ECTRMS ha anche riabilitato una molecola già testata per il trattamento della Sclerosi Multipla, la cladribina. Si tratta di un farmaco usato in alcune forme di leucemia, in passato utilizzato anche per SM e successivamente abbandonato. Di recente EMA (l’Agenzia del farmaco europea) ha disposto la revisione della domanda di approvazione.

La mancanza di una molecola che guarisca dalla malattia spinge ad indirizzare gli sforzi verso la riduzione del numero degli attacchi e l’allungamento dei tempi fra una crisi e la successiva.

Ma la ricerca del farmaco che possa sconfiggere la Sclerosi Multipla continua. Qualche giorno fa è stato annunciato un progetto mondiale finanziato con 12 milioni di euro da International Progressive Multiple Sclerosis  Alliance (PMSA), network che riunisce le principali associazioni di ricerca, fra cui AISM (Associazione Italiana per la Sclerosi Multipla). L’iniziativa si chiama BRAVEinMS (acronimo di Bioinformatica e Riprogrammazione di cellule staminali per lo sviluppo di una piattaforma in vitro per testare nuovi trattamenti per la Sclerosi Multipla). L’obiettivo è trovare, entro quattro anni, il farmaco da testare sull’uomo per la forma progressiva della malattia.

Il neuroscienziato Gianvito Martino (direttore della Divisione di Neuroscienze dell’Ospedale San Raffaele di Milano) gestirà fondi per 4 milioni di euro, coordinando il network durante le fasi del progetto.

Si comincerà con l’analisi bioinformatica da parte dell’equipe di Sergio Baranzini dell’Università di San Francisco (UCSF). I Big Data genetici e clinici di decine di migliaia di molecole già approvate dagli enti regolatori (FDA negli Stati Uniti e EMA in Europa) per il trattamento di altre patologie verranno testate da algoritmi bioinformatici per la loro possibile compatibilità con la terapia della Sclerosi Multipla. Da qui emergerà una prima selezione di molecole.

Successivamente, la parte biotecnologica. I composti scelti verranno testati in vitro su modelli della malattia dal punto di vista delle loro performance in rimielinizzazione e neuroprotezione. Cellule provenienti da campioni di pelle di pazienti affetti da SM verranno prelevate e riprogrammate in cellule staminali pluripotenti, per poi essere differenziate in cellule nervose.

Il gruppo italiano comprende la neuroscienziata Maria Pia Abbracchio dell’Università degli Studi di Milano e l’azienda farmaceutica IRBM, che predisporrà le molecole selezionate dal procedimento bioinformatico.

I composti che avranno superato con successo i test sui modelli della patologia in vitro verranno sperimentati in modelli animali, allestiti dal gruppo francese (Università Pierre et Marie Curie di Parigi).

Al termine del progetto, dopo 4 anni, resteranno 2 o 3 molecole, che saranno protagoniste della sperimentazione umana.

Il progetto è complesso ed articolato e riunisce le migliori competenze mondiali nella ricerca contro la Sclerosi Multipla. Si tratta davvero di una sfida globale, che non possiamo perdere.

Grande è stata la mia gioia nel vedere il nome della professoressa Abbracchio fra gli studiosi coinvolti nei due gruppi di casa nostra. E qui entrano in gioco motivazioni in parte personali. E’ stata la mia docente di Neuropsicofarmacologia e la ricordo con molto affetto e riconoscenza. Ciò che ho imparato frequentando il suo corso mi è rimasto dentro. La mia passione per le Neuroscienze è nata così ed è poi maturata nel periodo dedicato alla tesi di laurea.

Questo studio ha tutte le carte in regola per essere vincente. Ma in ricerca occorre essere lungimiranti, perché i risultati non sono mai immediati, si apprezzano nel lungo periodo e, normalmente, dopo avere attraversato fasi di grande frustrazione.

Ma, come in tutti gli altri ambiti di valore della vita, bisogna tenere duro.