Un dirompente studio sulle chimere umane potrebbe diventare il punto di partenza per la creazione in laboratorio di organi destinati ai trapianti.

Proprio due giorni fa nel blog discutevamo di cellule staminali ed organi creati in laboratorio. Bingo. Con perfetto tempismo si è diffusa ieri la notizia del successo di uno studio di medicina rigenerativa del Salk Institute di San Francisco che ha realizzato organismi chimerici uomo-maiale. Vediamo di cosa si tratta.

Cosa sono gli organismi chimerici. Sono esseri viventi formati da cellule che appartengono a due tipi di organismi diversi. Il nome deriva dalla creatura mitologica con testa di leone, corpo di capra e coda di serpente.

Ma attenzione: non si tratta di ibridi, ossia del risultato dell’incrocio di cellule germinali provenienti da specie animali diverse, che si fondono attraverso la fecondazione e danno origine ad un embrione ibrido che cresce formando un organismo.

Né di animali ottenuti impiantando un embrione dell’una specie nell’altra: in questo caso, oltretutto, sarebbe il sistema immunitario del ricevente a sbarazzarsi del trapianto, interpretando la sua presenza come non riconosciuta e quindi pericolosa.

E nemmeno di animali di specie diversa che vengono uniti a formare uno zigote unico, che diventa embrione il quale, sviluppandosi, dà origine ad un organismo mosaico.

La chimera è una miscela di cellule geneticamente diverse, che si moltiplicano dando luogo ad un organismo puzzle, in cui ogni “tessera” è formata dalle une o dalle altre cellule. Gli organismi chimerici creano meno problemi quando vengono ottenuti a partire da esseri viventi molto distanti nella scala evolutiva, ad esempio uomo e topo. Quando queste distanze si abbreviano gli interrogativi etici si moltiplicano. Pensate ad una chimera uomo-scimpanzè. Rischierebbe di diventare una creatura nuova, una mostruosa forzatura dell’evoluzione delle specie.

Gli scienziati hanno già creato degli organismi chimerici in passato? Sì. La prima chimera prodotta è stata quella fra capra e pecora, la caprecora, nel 1984. Nel 2003 la seconda tappa importante di questo affascinante ma pericoloso percorso: la prima chimera che coinvolge l’uomo, creata in laboratorio fra cellule epiteliali umane ed embrione di coniglio, allo scopo di ottenere cellule staminali umane. L’idea di utilizzare organismi viventi come fabbrica per l’ottenimento di cellule staminali, pur avendo un potenziale terapeutico elevato, solleva enormi dubbi di tipo etico.

Cosa c’è di nuovo nell’esperimento di cui si parla in questi giorni? I recenti progressi nel campo delle staminali e del gene editing (CRISPR, ve lo ricordate?), cioè della possibilità di modificare il DNA, hanno spinto diversi gruppi di scienziati a forzare i confini dell’etica, espandendosi verso il settore delle chimere. Approfittando di questi strumenti messi a disposizione dalla scienza e dalla moratoria stabilita nel 2015 dal Governo, il team statunitense del Salk Institute ha così creato una chimera uomo-maiale. Sostanzialmente gli studiosi hanno inserito cellule staminali umane in un embrione di maiale, successivamente impiantato nell’utero di una scrofa per portare a termine la gestazione. Processo che ha dato origine ad un embrione chimerico, costituito in parte da cellule umane ed in parte da cellule di maiale. Ricordiamo, per riprendere il concetto menzionato sopra, che un organismo ibrido avrebbe avuto cellule con patrimonio genetico incrociato: in questo caso, invece, si tratta di cellule che mantengono rispettivamente le proprie caratteristiche genetiche. Questo è il più importante studio di chimere umane effettuato finora ed è un punto di partenza per la creazione in laboratorio di organi destinati ai trapianti.

Scienza o fantascienza? Ai posteri l’ardua sentenza. Sarà il tempo a dare una dimensione più comprensibile a questo nuovo input della ricerca. Solo lasciando sedimentare gli entusiasmi per il successo dello studio e per le allettanti prospettive che apre potremo farci effettivamente un’idea più chiara su vantaggi e svantaggi ad esso connessi e sugli spinosi risvolti bioetici che esso manifesta.