E’ stata presentata la Legge di Bilancio 2017. I tanto temuti tagli per la Sanità, alla fine, non ci sono stati. Dopo le polemiche, in parte deliranti, legate al Fertility Day (il cui insuccesso mediatico, tuttavia, è difficile da smentire) il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha cercato di fare il possibile per coprire le onerose necessità di un settore problematico. Il riorientamento dei fondi per la Sanità ha lo scopo di fare fronte alla questione della sostenibilità connessa alla spesa per l’innovazione.
Il Ministro ha aggiunto ticket a prestazioni prima completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, privilegiando, dall’altro lato, le voci di spesa più direttamente riferite all’innovazione. Al Fondo per la Sanità sono stati sommati due miliardi, cui uno vincolato nella tipologia di spesa, che lo portano in tal modo da 111 a 113 miliardi di euro.
La distribuzione delle risorse economiche vede anzitutto 500 milioni destinati ai farmaci oncologici innovativi, per i quali è stato previsto uno stanziamento, ossia un fondo a parte.
Per il trattamento innovativo dell’Epatite C (Sofosbuvir) sono stati previsti altri 500 milioni, 250 dal Fondo Sanitario e 250 provenienti dagli obiettivi di piano regionali.
La stabilizzazione dei precari comporterà l’assunzione di 3.000 medici e 4.000 infermieri ed un investimento pari ad altri 300 milioni.
La riduzione delle coperture vaccinali, che, per alcune patologie, è al di sotto della soglia di sicurezza, richiede nuovi investimenti in campagne informative che spieghino ai cittadini ciò che già sappiamo e sanno da anni, ma che, a causa delle polemiche infondate sul loro presunto legame con l’autismo ed altre inaudite insensatezze. In tutto 100 milioni circa per il nuovo Piano Vaccini, che diventeranno 186 dal 2018. Ora gli italiani sanno con chi prendersela per quanto hanno pagato (e non è questo, credetemi, il danno peggiore) e pagheranno.
La questione ancora da risolvere riguarda la farmaceutica ospedaliera, che per il 2016 comporta due miliardi (stimati) di rosso.
La farmaceutica, nel suo complesso, ha fatto la parte del leone. Sembrano cifre colossali, ma sciaguratamente non è così. Vediamo perché.
Si fa un bel parlare di risparmi, tagli e razionalizzazione. Ma imbattendosi in certe cifre è difficile mantenere l’ottimismo. Un trattamento completo con Keytruda, antitumorale innovativo prodotto da Merck e utilizzato per la terapia del tumore al polmone e del melanoma, costa 150.000$ per paziente. Identica la cifra per Opdivo, anch’esso farmaco oncologico, di Bristol-Myers-Squibb. Olaparib, farmaco di ultima generazione per il trattamento del carcinoma ovarico, è stato addirittura escluso dal National Health Service britannico a causa delle 4.200 sterline mensili che comporta la sua adozione in terapia.
Fra il 1993 ed il 2013 i prezzi dei farmaci oncologici sono cresciuti del 12% ogni anno, fino a raggiungere nel 2014 il valore globale di spesa di 100 miliardi.
E si prevede un incremento, da qui al 2018, pari al 18%.
Il costo di ricerca e sviluppo per ogni medicinale è pari a 1,15 miliardi di sterline (stimati dal Guardian). Se è vero che fonti diverse riportano cifre, che dipendono dal Paese e dalle metodologie di calcolo, è assolutamente vero che si tratta di cifre esorbitanti. L’innovazione ha costi proibitivi. Ma non tutte le compagnie farmaceutiche fanno vera innovazione e non tutti i farmaci che impieghiamo in terapia sono innovativi. Molto spesso i prezzi di vendita dei medicinali non sono rappresentativi dei reali investimenti, né dell’efficacia.
Talvolta è necessario limitare l’impiego di molecole troppo costose. E’ il caso del Sofosbuvir, il farmaco che guarisce l’Epatite C. Approvato da EMA nel 2014, in Italia ha il prezzo minore d’Europa, che è comunque pari a 37.000 per paziente. Tenuto conto che nel nostro Paese le persone infettate dal virus HCV sono circa un milione, fate voi i conti… Attualmente la normativa restringe l’accesso gratuito alla terapia a coloro nei quali l’elasticità epatica è gravemente compromessa o soffrono di fibrosi o cirrosi epatica. I fondi previsti dalla manovra finanziaria 2017 dovrebbero estenderne la prescrivibilità.
“La salute delle persone è sempre costo-efficace, perché va considerata un investimento e non un costo” – Stefano Vella, direttore del Dipartimento di Farmacologia dell’Istituto Superiore di Sanità.