Di Depressione si parla meno, ma non perché sia meno diffusa. Oggi innovazione e Psicologia Positiva ci offrono strumenti validi per recuperare il Benessere mentale.
La depressione è una patologia di cui oggi si parla sempre meno, ma questo non significa che sia meno diffusa. Al contrario, oggi le cifre sono in continuo aumento. La Depressione grave è oggi più diffusa di quanto non fosse 50 anni fa.

 

DEPRESSIONE: REAZIONE EMOTIVA AL PESSIMISMO?

Ma qual è il substrato su cui questa malattia si innesta? Esistono (oltre alle componenti genetiche di predisposizione) delle caratteristiche caratteriali che rendono più facile lo sviluppo di sintomi?
Il pessimismo è un connotato intrinseco, che fa parte della persona. Fino a qualche tempo fa, si riteneva che fosse un attributo inevitabile. Un po’ come il colore degli occhi. Ma essere pessimisti penalizza, mette un freno, rende più difficile stabilire obiettivi ambiziosi.

 

DEPRESSIONE: UN AIUTO DALLA PSICOLOGIA POSITIVA

In realtà, oggi sappiamo che il pessimismo non è ineluttabile; ad esso possiamo opporci. Le nuove scoperte nel settore della psicologia ci dicono che, attraverso l’esercizio, si può migliorare. E’ possibile apprendere come dirottare il proprio cervello spingendolo a seguire percorsi più virtuosi.
Questo è il fondamento della Psicologia Positiva, l’ambito della Psicologia sviluppato dallo studioso americano Martin Seligman.

La Psicologia Positiva nasce dallo studio del Benessere soggettivo e dall’esigenza di massimizzarlo, attraverso un processo di integrazione con il contesto sociale.
Secondo la Psicologia Positiva, il pessimismo, per le limitazioni che implica e per gli stato d’animo che evoca, rappresenta un substrato ideale per lo sviluppo della Depressione. Il pessimista è sempre più motivato ad esserlo, perché ciò che lui prevede che accada, puntualmente si verifica. In effetti, pensare che un evento andrà certamente male si traduce, dal punto di vista comportamentale, in un atteggiamento rinunciatario. Spinge a impegnarsi limitatamente, convinti che tanto le cose finiranno comunque, indipendentemente dai propri sforzi, male.
Oggi siamo portati ad attribuire una grande importanza al talento, nel suo contributo al raggiungimento del successo. In effetti, il talento gioca il suo (fondamentale) ruolo, ma non è sufficiente a superare sfide impegnative. Anche la forza di volontà, pur determinante quando il gioco si fa duro.
Non dobbiamo sottovalutare la centralità dell’ottimismo nel raggiungimento dei risultati. Ottimismo inteso non banalmente come superficialità e noncuranza della difficoltà della sfida che si prepara davanti ai nostri occhi. Ma come strumento che ci attrezza nella maniera più efficiente per affrontare le criticità, ordinarie e straordinarie.

 

PIU’ OTTIMISTI, PIU’ SANI

Ottimismo e pessimismo cambiano la predisposizione d’animo, in generale, ma, influiscono anche, in particolare,  sulla nostra Salute. Abbiamo un certo (non trascurabile) grado di controllo su di essa. Il senso di affrontare argomenti spinosi come la depressione in un blog che racconta di pazienti e farmaci, è proprio questo.

Sfruttare la comunicazione, lo storytelling, la narrazione per migliorare la consapevolezza del pubblico. 

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Sospinti dalla lettura di contenuti utili, possiamo fare prevenzione. Scegliere di sottoporci ai giusti test che ci permettono di avere una diagnosi precoce. Possiamo informarci per effettuare scelte terapeutiche più consapevoli.

 

DEPRESSIONE: USCIRNE RICHIEDE UN’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’

Non esercitiamo pienamente le nostre opportunità di azione se non abbiamo lo spirito giusto, se siamo certi che nulla potrà cambiare un destino comunque segnato. Cioè, se siamo pessimisti.
Questo è dimostrato dal fatto che i pessimisti tendono a curarsi meno del proprio Benessere e hanno mediamente difese immunitarie meno brillanti rispetto agli ottimisti.

E’ provato che l’atteggiamento rinunciatario e chiuso:

  • nel lungo periodo permea in profondità la nostra anima, causando sintomi fisici e mentali
  • riduce i livelli di adrenalina e aumenta la stanchezza percepita
  • è causa ed effetto della riduzione delle endorfine
  • penalizza le performance del sistema immunitario. La depressione espone ad un maggiore rischio di malattia (ed è essa stessa malattia).

Il pessimismo impedisce di cogliere tutte le opportunità derivanti dall’acquisizione di abitudini di vita più sane, come smettere di fumare e ridurre il consumo di alcolici. Riduce la capacità di instaurare legami affettivi di valore, perché spinge a chiudersi in se stessi. Spinge a lasciarsi andare, contribuisce a rafforzare la convinzione che “tanto, se è destino…”.
Imparare a correggere le traiettorie del pensiero quando questo è in cortocircuito, è determinante ai fini del raggiungimento anche di un livello di Salute generale migliore. La Psicologia Positiva indica come compiere questa evoluzione.

 

I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE

Sbagliare ci fa stare male, ci fa soffrire, ci spinge a metterci in discussione.

Un periodo nero conseguente ad un fallimento professionale, ad una delusione sentimentale, può renderci più sensibili e irritabili. Possiamo essere colpiti da insonnia, possiamo perdere la voglia di vivere.

E’ un atteggiamento mentale, prima che fisico, perfettamente fisiologico. Un intervallo di tempo che la nostra mente si prende per ristabilire un nuovo equilibrio, per metabolizzare la sconfitta. Ma poi torna il sereno, riprendiamo la nostra vita in mano e possiamo di nuovo essere aperti a nuove esperienze.

depressione, psicologia positiva

Qualche volta non va così. Alcune persone, in seguito ad un fallimento, restano intrappolate nella fase di autocommiserazione e malessere. Tipicamente, i pessimisti fanno parte della categoria di individui che tende a non passare mai alla fase successiva.
Queste persone sono più esposte al rischio di sviluppare una forma di Depressione (la Depressione Normale). Clinicamente, è proprio il protrarsi di una condizione assolutamente fisiologica, la tristezza, il dispiacere dopo un evento doloroso.
La convinzione di vivere in uno stato perenne di errore ed incapacità di ripresa, blocca qualsiasi forma di miglioramento.

Questo aspetto della depressione beneficia dell’autoracconto, dell’attività di scrittura di un diario a cui affidare i propri sintomi, le proprie sensazioni. La scrittura è terapeutica e prescritta anche da molti specialisti.

 

DONNE E DEPRESSIONE: COME RICONOSCERLA

Le donne sono colpite dalla Depressione con una frequenza doppia rispetto agli uomini.

Sembra che questo sia dovuto, oltre all’aspetto genetico, anche al fatto che noi donne tendiamo a ruminare di più. Essendo più inclini alla riflessività, abbiamo più facilità a cadere nella trappola del pensare e ripensare continuamente alle cose spiacevoli che ci accadono.

Questo talvolta avviene in maniera quasi ossessiva. La ruminazione alimenta la depressione e rende più difficile uscirne.

DEPRESSIONE

 

DEPRESSIONE: LA CURA

Per quanto riguarda una malattia seria come la depressione, l’intervento farmacologico può essere determinante. Naturalmente, è lo psichiatra a stabilire se e come intervenire con la somministrazione di farmaci.

Esistono, poi, approcci non farmacologici alla terapia della depressione. La Psicologia Positiva ne parla ampiamente.

L’innovazione tecnologica ha cambiato gli scenari. Oggi la possibilità di migliorarsi ed incidere positivamente ed efficacemente sul proprio percorso di vita esiste.

Possiamo dimagrire, prevenire molte malattie, curarne altre più efficacemente. Abbiamo più strumenti per smettere di fumare, acquisire uno stile di vita più sano, migliorare il nostro aspetto fisico.
I breakthrough di Scienza e Tecnologia hanno modificato il pensiero comune.
E questo fa sì che una dottrina come quella della Psicologia Positiva trovi una base solida su cui germinare nuove tecniche di terapia. La Psicologia Positiva fornisce ai pazienti degli strumenti per imparare a conoscersi meglio e capire come gestire le proprie azioni di fronte ad un fallimento. Da’ abilità che rendono possibile opporsi alla ruminazione e recuperare il controllo sui propri comportamenti.

IL PESSIMISMO NON E’ TOTALMENTE OUT

Malgrado tutti questi ragionamenti in favore di uno stato d’animo ottimistico, dobbiamo fare lo sforzo di inquadrare il pessimismo nella giusta cornice.

Come tutte le dotazioni di cui disponiamo come esseri viventi, non può non avere (avuto) una funzione. Infatti, è il residuo dei meccanismi di difesa ancestrali, l’unica forma di protezione dell’uomo preistorico, potenziale preda di animali, eventi atmosferici, nemici. Si tratta di sistemi molto potenti, che rispondono all’imperativo di salvaguardare la specie.
Oggi la situazione dell’uomo è notevolmente cambiata. L’uomo è in una posizione più centrale nell’universo, ma pensare che non gli servano più protezioni sarebbe sbagliato. Il pessimismo aiuta a riequilibrare l’eccesso di ottimismo. Ha comunque un suo ruolo, quello di riportarci a contatto con la realtà, di mantenere la capacità di riconoscere le situazioni di rischio.
Quando dobbiamo prendere decisioni in grado di influenzare la nostra intera vita, non possiamo permetterci di trascurare i dettagli che potrebbero avere ripercussioni sul futuro. Il progettista dimensiona la struttura non pensando che dovrà lavorare in condizioni normali, ma ponendosi nelle situazioni eccezionali. In questo modo potrà reggere agli uragani, ai terremoti. Così dobbiamo fare noi. Una giusta dose di pessimismo ci fa vedere i pericoli nascosti, stimolandoci a trovare soluzioni a possibili imprevisti.